L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
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Introduzione<br />
formare la Federazione dell’India, e introduceva elezioni dirette ampliando il corpo<br />
elettorale da 7 a 35 milioni. La Costituzione indiana è “un testo fortemente programmatico,<br />
proteso verso la realizzazione di uno Stato sociale di diritto”, o me<strong>gli</strong>o<br />
una “repubblica socialista” 37 – come detta un emendamento costituzionale introdotto<br />
nel 1976 – che non solo è “particolarmente attenta alla protezione di diritti e libertà<br />
individuali”, ma anzi contiene “un vero e proprio catalogo dei diritti fondamentali<br />
d’impronta democratico-liberale”, a partire dal suffragio universale, seguito<br />
dall’elenco de<strong>gli</strong> “adeguati meccanismi giuridici di tutela costituzionale e di attuazione,<br />
nell’ordinamento positivo, dei diritti e delle libertà enunciate”, completato da<br />
una serie di norme relative alla tutela delle minoranze, ai diritti linguistici e alla cittadinanza.<br />
Saldamente ancorata al metodo democratico, la Costituzione indiana esclude<br />
“qualsiasi ‘scorciatoia’ collettivistica o autoritaria per il raggiungimento de<strong>gli</strong> ideali<br />
di giustizia sociale e ugua<strong>gli</strong>anza”, così come qualsiasi concezione organicistica<br />
<strong>della</strong> società (Amirante, 2007: 101-102). Il Parlamento <strong>della</strong> Repubblica è articolato<br />
in due Camere: la Lok Sabha (Consi<strong>gli</strong>o del Popolo) che è eletta per un massimo<br />
di cinque anni con sistema uninominale secco e la Rajya Saba (Consi<strong>gli</strong>o de<strong>gli</strong><br />
Stati) che con sistema proporzionale è rinnovata dai singoli stati per un terzo ogni<br />
due anni.<br />
Il modello di società che emerge dalla Costituzione indiana non è del tutto liberale<br />
né socialista, ma rappresenta una “terza via” che pur insistendo su<strong>gli</strong> aspetti<br />
egalitari dell’ordinamento, non ipotizza necessariamente la “collettivizzazione dei<br />
mezzi di produzione e <strong>della</strong> società in generale” (Amirante, 2007: 108). Per superare il<br />
retaggio di un ordine gerarchico e ineguale 38 , la Costituzione puntò sulla giustizia sociale,<br />
privilegiando “l’egua<strong>gli</strong>anza sostanziale, cioè uguali diritti tramite opportunità<br />
diseguali”. La realizzazione di una giustizia di tipo distributivo andava poi sostenuta<br />
da azioni affermative nel campo <strong>della</strong> politica, dell’educazione e dell’impiego pubblico<br />
e la competizione andava corretta rendendo simili le condizioni di partenza dei concorrenti<br />
39 (Bartoli, 2008: 160). Peculiare <strong>della</strong> Costituzione indiana è il catalogo dei<br />
doveri dei cittadini che segue la lunga e detta<strong>gli</strong>ata lista dei loro diritti, diritti di matrice<br />
democratico-liberale che, però, entrano in contraddizione con la definizione socialista<br />
e in pratica sono stati spesso disattesi. Sempre Bartoli (in Basile, 2009: 1) considera<br />
la democrazia in India “come un’appropriazione creativa di un costrutto politico nato<br />
altrove, sebbene non del tutto estraneo per valori e concetti a certi movimenti autocto-<br />
no una quasi indipendenza, essi si opposero al movimento nazionalista per<br />
l’indipendenza.<br />
37 Non va dimenticato che l’approccio “socialista” era condiviso anche dall’elite economica<br />
del paese. Infatti, nel 1944 i maggiori industriali indiani elaborarono il cosiddetto<br />
“piano di Bombay” che riconosceva la necessità di uno sviluppo pianificato, accettava<br />
l’idea di un’autorità centrale per guidare la realizzazione dei piani economici così come<br />
per esercitare uno stretto controllo sul settore privato, e poneva l’accento sull’importanza<br />
dell’investimento pubblico nelle infrastrutture sociali ed economiche, <strong>della</strong> riforma agraria<br />
e <strong>della</strong> protezione dell’industria nazionale dalla concorrenza internazionale.<br />
38 Fu con il sistema coloniale che tutti <strong>gli</strong> indiani, per la prima volta nella loro storia, furono<br />
riconosciuti legalmente uguali tra loro.<br />
39 In effetti, la maggiore discriminazione, <strong>gli</strong> ex intoccabili la subiscono dalle caste medio-basse<br />
piuttosto che da quelle più alte, anche perché è principalmente con quelle che<br />
hanno vicinanza fisica. Di conseguenza, controllando reti informali e illegittime di poteri<br />
locali le caste medio-basse riescono spesso ad appropriarsi, in tutto o in parte, dei benefici<br />
concessi dallo stato ai dalit.<br />
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