L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
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L’India e <strong>gli</strong> <strong>altri</strong><br />
Cina per il XXI secolo”, indicando la corrente decade come il periodo chiave per<br />
realizzare tale obiettivo. Oggi, ciascuna delle nuove piattaforme navali cinesi può<br />
utilizzare comunicazioni provenienti dallo spazio, sensori di ultima generazione e<br />
difesa area del territorio che permettono di combattere a grande distanza dalla terra<br />
ferma. Tuttavia il divario tra le capacità militari dei due paesi difficilmente scomparirà<br />
perché la modernizzazione militare indiana continuerà a restare indietro a quella<br />
cinese per ancora molto tempo a venire. È vero che il missile Agni V, con un raggio<br />
di 5000 chilometri, è arrivato alla fase finale del collaudo, ma il suo sviluppo prenderà<br />
anni e <strong>altri</strong> ne saranno necessari per il suo spiegamento. Conscia <strong>della</strong> propria<br />
debolezza militare, l’India rischia di considerare ogni incremento <strong>della</strong> modernizzazione<br />
militare cinese come una minaccia, una sfortunata reazione che può mettere in<br />
pericolo il delicato e fragile processo di pace relativo ai territori contesi. Per questo<br />
la cosa mi<strong>gli</strong>ore è rivitalizzare il dialogo tra i due paesi.<br />
L’India, che occupa una posizione centrale nel bacino dell’Oceano Indiano, deve<br />
contenere le spinte espansive dei suoi vicini, soprattutto quelle <strong>della</strong> Cina, e contribuire<br />
alla stabilizzazione dell’area. Beijing è invece preoccupato dall’eventuale emergere<br />
di un partenariato strategico indo-americano in funzione anti-cinese. Per<br />
entrambe, l’importanza fondamentale dello scacchiere geopolitico dell’Oceano Indiano<br />
– intorno al quale si dispiega l’intero arco dell’Islam, dal deserto del Sahara<br />
all’arcipelago indonesiano, più Somalia, Yemen, Iran e Pakistan, paesi pronti a esplodere<br />
e penetrati da reti di terrorismo globale, pirateria e traffici di droga – deriva<br />
dalla necessità di controllare le rotte commerciali per garantirsi<br />
l’approvvigionamento energetico (specialmente idrocarburi, fondamentali per integrare<br />
il carbone, unica fonte di energia di cui i due paesi dispongono in abbondanza),<br />
approvvigionamento che, in gran parte, dipende dai paesi che si affacciano<br />
sull’Oceano Indiano e sul Pacifico meridionale.<br />
La rivalità fra India e Cina nasce quindi dal fatto che è proprio nel bacino<br />
dell’Oceano Indiano “dove più compiutamente si incrociano <strong>gli</strong> interessi dei due colossi<br />
asiatici” che attualmente “si accingono a presentarsi nuovamente sullo scenario<br />
internazionale nel ruolo di potenze economiche e militari, consce dell’importanza<br />
politica che hanno a lungo avuto nella storia del mondo, perlomeno sino alla metà<br />
del XVIII secolo” (Vaghi, 2009: 7-8). Ed è nell’Oceano Indiano, secondo Kaplan<br />
(2009a: 54), che “ne<strong>gli</strong> anni e decadi venture si capirà se la Cina diventa una grande<br />
potenza militare o invece resta una grande potenza regionale nel Pacifico”. A ogni<br />
modo, è verso il sud e il sudovest che Beijing dirige la propria potenza navale, perché<br />
lì devono passare le risorse energetiche 32 e le altre merci essenziali per la sua<br />
crescita economica. Ma è anche lì che la Cina incontra l’India, una potenza egualmente<br />
interessata al mare e che, a causa <strong>della</strong> sua posizione geografica, gode di considerevoli<br />
vantaggi strategici.<br />
Le lunghe, porose e scarsamente controllate coste indiane chiaramente erano a<br />
lungo rimaste un sicuro luogo di ritrovo di contrabbandieri, trafficanti di droghe e di<br />
armi ma anche di terroristi e di bande criminali. La minaccia più severa alla sicurezza<br />
marittima indiana viene dai pirati provenienti dalle coste sudanesi che estendono<br />
le loro operazioni alla regione del Mare Arabico ed è per questo che la marina indiana,<br />
insieme alla Guardia costiera, ha accresciuto la vigilanza al largo delle coste na-<br />
32 L’80% circa delle importazioni di petrolio <strong>della</strong> Cina, pari al 40% del suo consumo,<br />
passa attraverso lo Stretto di Malacca.