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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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L’India e <strong>gli</strong> <strong>altri</strong><br />

2008: 12 e 106). Inoltre, al prevedibile impatto negativo di queste misure sulla crescita<br />

economica si sommò quello causato dallo stato d’emergenza (1975-77) imposto<br />

da Indira Gandhi ufficialmente per fronteggiare <strong>gli</strong> effetti <strong>della</strong> crisi petrolifera.<br />

Infatti, a causa del secondo shock del prezzo del petrolio e <strong>della</strong> siccità nel 1979-80<br />

l’economia indiana si ridusse del 5,2%, la maggiore caduta dall’indipen-denza, dopo<br />

che nel periodo 1975-78 era cresciuta a una media annua del 5,7% 4 .<br />

Le posizioni di sinistra di Indira Gandhi inizialmente furono una risposta pragmatica<br />

alla perdita <strong>della</strong> maggioranza parlamentare che la costrinse, per conservare<br />

il potere, a cercare l’appoggio dei due partiti socialisti e di quello comunista. Dopo<br />

la vittoria elettorale del 1971, Indira Gandhi adottò il Foreign Exchange Regulation<br />

Act (1973) che consolidò l’orientamento socialista e costrinse gran parte delle vecchie<br />

imprese estere a svendere le proprie attività (P. Basu, 2005: 43). Tutte queste<br />

iniziative, a cominciare dalla ridistribuzione, fallirono rapidamente e quando Indira<br />

Ghandhi tornò al potere all’inizio del 1980, avendo promesso di premiare competenza<br />

e stabilità e di porre termine al caos che aveva caratterizzato il governo del BJP,<br />

lei e suo fi<strong>gli</strong>o Rajiv Gandhi riorientarono lo stato verso la crescita da realizzare a<br />

stretto contato con la grande impresa. Una svolta ideologica che sconfessava la retorica<br />

del loro “socialismo improvvisato”. Il FMI concesse, quindi, un prestito di $5<br />

miliardi (il maggiore fino ad allora elargito dal Fondo) per mettere mano allo “Structural<br />

Adjustment” e mantenere un tasso di crescita del 5% annuo per ridurre la povertà.<br />

Di questi solo $3,9 miliardi furono veramente utilizzati e una modesta liberalizzazione<br />

dell’economia ebbe inizio (P. Basu, 2005: 45).<br />

Se, come sostiene K. Basu (2008: 399-400), in India “il socialismo fu predicato,<br />

ma non praticato” tanto che “la maggiore accusa che si può rivolgere al sistema è di<br />

aver fatto molto poco per i poveri” (Das, 2002: xii), allora diventa difficile attribuire<br />

la recente crescita del paese all’abbandono delle politiche socialiste 5 , mentre si deve<br />

a Rajiv Gandhi d’aver posto le basi per le riforme in seguito introdotte da Manmohan<br />

Singh e d’aver mi<strong>gli</strong>orato i rapporti con <strong>gli</strong> USA. Nel periodo 1965-81 la performance<br />

economica indiana fu certamente modesta: la crescita media annua fu<br />

2,9% – 3,2% al costo dei fattori (Panagariya, 2008: 48 Tab.3.1) – mentre il PIL pro<br />

capite aumentò in media solo dello 0,6% l’anno. Tra il 1965 e il 1975 il tasso medio<br />

di crescita si ridusse al 2,6%, per cui quello pro capite, dato che la popolazione era<br />

aumentata del 2,3%, arrivò appena allo 0,3%. Due siccità causarono la riduzione<br />

<strong>della</strong> produzione agricola – e quindi l’aumento delle importazioni di grana<strong>gli</strong>e per<br />

evitare la carestia – e contribuirono alla recessione industriale del 1966-68 6 . Questa<br />

fu seguita da un drastico calo de<strong>gli</strong> aiuti esteri, da un secondo scontro con il Pakistan<br />

e dalla nascita del Bangladesh nel 1971, con conseguente afflusso di 11 milioni di<br />

rifugiati e circa 90 mila prigionieri di guerra, crisi valutaria del 1972 e, infine, dallo<br />

shock petrolifero.<br />

4 Il controllo dei prezzi di un’economia socialista e il divieto d’importare oro alimentarono<br />

la crescita di un attivo mercato nero, una vera e propria economia parallela fondata sulla<br />

passione indiana per il metallo giallo. Ma anche ne<strong>gli</strong> anni ’80 l’ammontare speso in<br />

oro e argento fu il doppio di quanto investito nel mercato azionario.<br />

5 Sempre K. Basu (2009: 400) fa notare che la Cina, che anche oggi è certamente più socialista<br />

dell’India, mantiene un tasso di crescita superiore a quello indiano.<br />

6 Secondo Rakesh Mohan (2008: 2 Tab. 1), fu la minore crescita del settore agricolo – da<br />

una media annua del 2,5% ne<strong>gli</strong> anni ’60 a 1,3% ne<strong>gli</strong> anni ’70 – a ridurre quella<br />

dell’economia indiana.

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