L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
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La “grande Potenza povera”<br />
Se nel 2006 flotta mercantile indiana comprendeva 756 navi ed era la 15° al<br />
mondo, nel 2009 si è ridotta a 477 navi, per una stazza totale di 8,6 milioni di tonnellate,<br />
e quindi ha trasportato solo il 14% del commercio internazionale del paese,<br />
contro il 40% che trasportava prima. Il settore che invece prospera è quello <strong>della</strong><br />
demolizione delle navi, nel quale l’India ha una posizione di assoluto dominio, insieme<br />
al Pakistan e al Bangladesh, e che ha luogo specialmente nel Gujarat (Sanfelice,<br />
2011: 233).<br />
* * *<br />
La cinematografia, che solo parzialmente rientra nel settore dei servizi, è<br />
un’attività culturale e d’intrattenimento che, oltre ad avere importanti risvolti economici,<br />
come il suo non indifferente apporto alla bilancia commerciale, costituisce<br />
un penetrante soft power che contribuisce all’affermazione indiana nei paesi vicini e<br />
rinsalda il rapporto con la sua diaspora, un’audience la cui importanza è venuta crescendo<br />
rapidamente.<br />
L’India è uno dei maggiori produttori di film del mondo e Bollywood è il simbolo<br />
di un’attività in realtà abbastanza decentrata. Musica e canzoni provenienti dalla<br />
cultura tradizionale indù o da quella islamica sono parte integrante di questi film che<br />
per me<strong>gli</strong>o riflettere le diversità culturali del paese lasciano molto spazio alle varie<br />
minoranze religiose e spesso sono prodotti in lingue differenti dall’hindi 36 .<br />
Poiché per molto tempo le banche si sono rifiutate di finanziare questa produzione,<br />
i fondi sono venuti dalle organizzazioni criminali che hanno trovato in<br />
36 Al primo posto nella produzione filmica indiana, Bollywood riesce a regalare a<strong>gli</strong> spettatori<br />
la sensazione di appartenere a una comunità nazionale unita anche di là dalle grandi<br />
differenze sociali e linguistiche ed è diventata la cassa di risonanza di un’emergente cultura<br />
popolare pan-indiana che si muove tra modernità e miti narrativi del passato ancora solida<br />
base sulla quale l’ordine sociale, il dharma, riesce a riproporsi con nuove vesti ma valori<br />
inalterati e forti, a fronte del sempre più rapido mutamento socio-culturale <strong>della</strong> nazione.<br />
Bollywood riesce ad accontentare tutti coniugando sapientemente una forma testuale<br />
moderna, il cinema, con sequenze narrative tradizionali, mantenendo così in <strong>equilibri</strong>o<br />
la contraddizione fra un ordine passato rievocato, seppure rifiutato in molti suoi aspetti, e<br />
una modernità avversata, seppure ormai contestualmente assorbita in una celebrazione nazionalista<br />
(Mishra 2002: 4). Il tutto in un’irrisolta ambivalenza fra il mantenimento dei<br />
valori assoluti del passato e la più travolgente modernità. Secondo lo studioso Ashis<br />
Nandy (1995: 199), che lo ha definito creatore di “cultura popolare di massa”, Bollywood<br />
utilizza forme narrative occidentali di livello più basso senza tuttavia assumere<br />
dall’Occidente l’intera modernità, considerata una vera e propria “intossicazione culturale”,<br />
non più frutto del colonialismo, ma <strong>della</strong> globalizzazione. Offrendosi come alternativa<br />
ai prodotti hollywoodiani, intrisi di glamour e di valori individualistici e consumistici, i<br />
film di Bollywood rielaborano la propria cultura senza mai diventare occidentali (Larkin<br />
1997: 410). L’offerta cinematografica bollywoodiana è caleidoscopica e vive innegabilmente<br />
la medesima transizione <strong>della</strong> società indiana. Questa produzione nasce all’inizio<br />
del XX secolo come espressione <strong>della</strong> cultura hindu e <strong>della</strong> lingua hindi e col tempo ha relegato<br />
le case cinematografiche di lingue regionali diverse in una posizione minoritaria.<br />
Tuttavia, l’elemento musulmano continua ad avervi un ruolo importante (Mishra 2002:<br />
156), tanto che molti dei film prodotti entrano illegalmente in Pakistan dove qualunque<br />
prodotto culturale hindu è ufficialmente proibito. Anche altre minoranze trovano spazio in<br />
moltissimi film indiani, mentre la lingua dei dialoghi e delle canzoni sta diventando sempre<br />
più l’inglese, parlato dalla diaspora indiana e da vari strati sociali in patria.<br />
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