L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
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L’India e <strong>gli</strong> <strong>altri</strong><br />
solveva quello che il pensiero falliva a risolvere. Da cui, l’inevitabile purezza del<br />
luogo del sacrificio, un luogo qualunque perché questa cultura non elaborò l’idea del<br />
tempio, “ed è il sacrificio a<strong>gli</strong> dèi che produce <strong>gli</strong> dèi stessi, e con essi il genere umano”<br />
(Smith, 2006: 54).<br />
Tra il 684 e il 320 a.C. si affermò il primo stato monarchico indiano con la dinastia<br />
Magadha che riuscì a imporre un’unificazione imperiale a gran parte del subcontinente.<br />
Con la fine di questa dinastia iniziò un lungo periodo di frammentazione<br />
politica che poi si arrestò per un paio di secoli ma riprese e accelerò con l’arrivo<br />
de<strong>gli</strong> invasori Eftaliti o Unni bianchi. Frattanto, nel V e IV secolo a.C. aveva cominciato<br />
a diffondersi il buddismo, una religione antirituale fondata sull’interiorità.<br />
Sotto l’impero dei Gupta-Vakataka (320-497 d.C.) si svilupparono le arti, le lettere<br />
e le scienze, per cui questo periodo è ricordato come “l’età classica <strong>della</strong> storia<br />
indiana”. La calata de<strong>gli</strong> Unni pose fine all’“impero come potenza egemone nel nord<br />
dell’India”. I re unni che comandarono dal 506 al 528 d.C. distrussero la cultura urbana<br />
e i monasteri buddisti. Iniziò così il Medioevo indiano durante il quale i vari<br />
tentativi di riunificazione imperiale fallirono, mentre si moltiplicarono i nuovi stati.<br />
In questo periodo si consolidò il “rapporto di simbiosi” in cui già da tempo vivevano<br />
i re e i brahmani ai quali i primi donavano le terre. In questo modo, il brahmano diventava<br />
l’“uomo del re” e la disobbedienza al re diventava “insubordinazione al dio”.<br />
Nacque l’induismo che, dopo aver trionfato sul buddhismo, dette “un’impronta<br />
decisiva alla cultura e alla lingua hindi”, mentre “si andava sviluppando autonomamente<br />
il sistema delle caste, sottoposto alle regole dell’ordine cosmico e sociale<br />
(dharma)” (Rothermund, 2007: 11, 14, 18 e 21), cioè ogni casta ha il su dharma che<br />
ne specifica doveri e capacità.<br />
Verso la fine del 1100, i guerrieri a cavallo musulmani spazzarono via tutti <strong>gli</strong><br />
stati del subcontinente e posero fine al Medioevo indiano con la sua raffinata civiltà<br />
cortese 23 . Il dominio musulmano si consolidò, “grazie all’impiego dell’arti<strong>gli</strong>eria da<br />
campo” (Rothermund, 2007: 33), con l’impero Moghul (1556-1739), centroasiatici<br />
altaici, che creò una complessa struttura amministrativa e raggiunse il suo apice con<br />
l’Imperatore Akbar (1556-1605) 24 la cui politica di grande tolleranza religiosa non<br />
fu seguita dai suoi successori, scatenando così la violenta reazione sia dei sikh <strong>della</strong><br />
valle dell’Indo che dei Maratha del Deccan nordoccidentale. Gli scambi internazionali<br />
erano fiorenti, la bilancia dei pagamenti attiva e si affermò un’industria tessile<br />
che teneva occupata tutta la popolazione, ponendo l’India fra le prime potenze economiche<br />
mondiali.<br />
Durante questi sei secoli di predominio musulmano si svilupparono, prevalentemente<br />
al nord e al centro, una serie di organizzazioni statali e regni guidati da governanti<br />
di varia estrazione, ma quasi tutti di fede musulmana, i più importati dei<br />
quali furono il sultanato di Delhi (1200-1400) e poi il più vasto impero Moghul. An-<br />
23<br />
Anche “la sessualità veniva interpretata in senso religioso e resa metafora<br />
dell’aspirazione dell’animo a congiungersi con Dio”, unione che “veniva spesso consumata<br />
in templi alle cui pareti sculture di carattere erotico fornivano materiale a cui attingere”,<br />
anche se “i rituali che vi si svolgevano erano riservati a un’élite feudale”, cioè erano<br />
pratiche “di un culto di corte, ampiamente diffuso nell’Alto Medioevo (X-XII secolo),<br />
la cui rappresentazione artistica serviva ad affermare il potere del sovrano” (Rothermund,<br />
2007: 21-22).<br />
24<br />
Con una popolazione di 100-145 milioni di persone, di cui 15-20% urbana, l’India era il<br />
paese più popoloso al mondo.