L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
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Introduzione<br />
una delle maggiori presenze nell’industria Information Technology (IT) americana ,<br />
Canada, Inghilterra, Malaysia, Myanmar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Sudafrica.<br />
Notevole di questa diaspora è l’alto livello d’istruzione e di reddito e<br />
l’influenza esercitata nel paese ospitante 5 .<br />
Finiti <strong>gli</strong> entusiasmi nazionalisti dei primi anni dopo la liberazione, il governo si<br />
disinteressò totalmente <strong>della</strong> sorte e delle condizioni di vita de<strong>gli</strong> emigrati. Solo dopo<br />
la crisi <strong>della</strong> bilancia dei pagamenti del 1990-91 e con la liberalizzazione economica<br />
si capì che la diaspora rappresentava una risorsa per il paese, tanto che fu creato<br />
il Ministry of Indian Overseas. Gli indiani all’estero sono classificati o come Non<br />
Resident Indians (NRI), oppure come Persons of Indian Origin (PIO) e tutti desiderano<br />
mantenere l’identità indiana.<br />
Nel 1991, le rimesse di valuta dei NRI aiutarono l’India a superare la difficile<br />
crisi economica. Più recentemente, il valore di queste rimesse è aumentato a tassi del<br />
7-8% l’anno e ha superato i $50 miliardi, metà delle quali provenienti dalla regione<br />
del Golfo, il che fa dell’India il paese che riceve più rimesse dai propri espatriati.<br />
Non sembra, però, che, com’è stato per la Cina, una parte considerevole di queste<br />
somme sia stata investita in attività produttive, né che la maggior parte de<strong>gli</strong> investimenti<br />
direti esteri (IDE) siano stati forniti da<strong>gli</strong> espatriati. La maggior parte dei<br />
fondi provenienti dalla diaspora è arrivata come investimenti di portfo<strong>gli</strong>o – normalmente<br />
volatili e di breve periodo – e come depositi a tempo fisso e pienamente<br />
convertibili in valuta pregiata. Tuttavia, ne<strong>gli</strong> anni ’90 questi investimenti hanno<br />
rappresentato un importante afflusso di capitali che hanno contribuito a rafforzare le<br />
riserve indiane di valuta pregiata (Gupta, 2004: 14).<br />
A ogni modo, nonostante che le rimesse abbiano ampiamente superato <strong>gli</strong> IDE<br />
ricevuti dall’India – ne<strong>gli</strong> anni 1980 e 2003 <strong>gli</strong> IDE netti sono aumentati da $8 milioni<br />
a $3,3 miliardi e le rimesse da $ 2,8 miliardi a $21,6 miliardi (Nayar, 2006: 21<br />
Tab. 4) –, Devesh Kapur (cit. da Khanna, 2005: 23) ha sostenuto che “quello che nel<br />
lungo periodo avrà l’impatto maggiore sullo sviluppo, più che le rimesse finanziarie,<br />
sarà il flusso delle idee” che arriveranno in India tramite la propria diapora. In questo<br />
modo, l’India globale diventa una strada ad almeno due sensi: exportazione di<br />
principi e prodotti e importazione dell’esperienza <strong>della</strong> diaspora. Non un “brain<br />
drain”, ma una “brain bank” o “brain exchange”.<br />
Le imprese e i rapporti commerciali di questi indiani sono essenzialmente familiari<br />
e tribali, estendendosi in reti che attraversano il mondo. Gran parte <strong>della</strong> classe<br />
media indiana ha legami familiari fuori del paese e strette relazioni commerciali si<br />
stabiliscono con i luogi dove la dispora è più concentrata. Ma <strong>gli</strong> espatriati hanno<br />
portato anche la loro cultura, che ora si sta diffondendo nei paesi dove risiedono. I<br />
due principali aspetti di questa diffusione sono il cibo, il cinema e <strong>gli</strong> shows televisivi.<br />
De<strong>gli</strong> incassi di Bollywood – vedi par. 1.1.4. – $3-$4 miliardi provengono dalle<br />
vendite all’estero.<br />
5 Nel 2004, l’India caucus nel Congresso USA contava su un numero di membri (186) maggiore<br />
di qualsiasi altro gruppo simile. Oltre a influenzare la politica interna indiana, questa<br />
diaspora può contrastare anche la prevalente struttura di potere del paese, come quando ha<br />
appoggiato il tentativo di far dichiarare dall’ONU il sistema castale una forma di oppressione<br />
razziale e la Conferenza Internazionale dei gruppi dalit (Gupta, 2004: 3 e 5).<br />
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