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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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L’India e i suoi “vicini”<br />

che potevano perseguire i propri reciproci interessi più razionalmente e più economicamente<br />

coordinando <strong>gli</strong> sforzi, per cui hanno firmato una serie di accordi in questo<br />

senso. Naturalmente, la loro cooperazione energetica – un cartello di circa 2,5<br />

miliardi di consumatori che sarebbe terribilmente interessante anche per i paesi che<br />

esportano risorse energetiche – rischia di aprire tensioni con Washington che, a causa<br />

<strong>della</strong> crescente domanda di questi due paesi, vede diminuire l’offerta per<br />

l’Occidente e che è determinato a recidere <strong>gli</strong> intensi rapporti che essi hanno stretto<br />

con paesi che invece mira a isolare (Torri, 2007: 15-16).<br />

Data la dinamica del nuovo <strong>equilibri</strong>o di potere in Asia, in ultima analisi la Cina<br />

è e sarà il principale rivale e concorrente dell’India ed è con questa, e non con il<br />

Giappone, che dovrà battersi per la leadership asiatica e concorrere per il commercio<br />

e <strong>gli</strong> investimenti globali e regionali (Berlin, 2007: 58 e Jain, 2008: 219-20). Va<br />

anche sottolineato, però, che malgrado tutti i problemi irrisolti e le potenziali fonti di<br />

nuovi conflitti, i due paesi sono riusciti a limitare l’impatto di trend negativi e a rafforzare<br />

quelli positivi, e specialmente <strong>gli</strong> scambi commerciali, cooperando su questioni<br />

d’interesse comune.<br />

* * *<br />

Nonostante che Cina e India condividano ben 4 mila chilometri di confini, il trasporto<br />

del 96% delle merci scambiate avviene via mare. Per accrescere il trasporto<br />

via terra si potrebbe passare per la North Eastern Region (NER) indiana, le cui vie di<br />

comunicazione con lo Yunnan e con il Tibet sono facilmente percorribili e che ha la<br />

maggior parte dei centri urbani più vicini a Kunming in Cina che a Calcutta. La<br />

NER, però, costituisce “il nodo principale di quella che è la più importante questione<br />

sul tavolo dei negoziati tra India e Cina: la sovranità sull’Arunachel Pradesh e in<br />

particolare sulla regione di Tawang, che Pechino rivendica in quanto parte integrante<br />

del Tibet”. Di conseguenza, dal 1962, quando fu brevemente occupata<br />

dall’esercito cinese, la regione resta chiusa per Beijing sia per quanto concerne il<br />

commercio che per lo sfruttamento delle materie prime di cui la regione è ricca (uranio,<br />

gas, legname, petrolio, pietre preziose). New Delhi poi segue con nervosismo<br />

la costruzione di strade e ferrovie che Beijing porta avanti alacremente nel Tibet,<br />

infrastrutture che possono facilitare sia il movimento di truppe che <strong>gli</strong> scambi commerciali<br />

ed economici con Nepal e Bhutan, due paesi che considera parte <strong>della</strong> propria<br />

sfera d’influenza. Il Tibet resta così un altro problema irrisolto e un potenziale<br />

fronte d’irritazione nel difficile rapporto indo-cinese (Sideri: 2011: 70-72).<br />

Proprio per questo appare molto significativa la riapertura del passo di Nathu-La,<br />

chiuso da Beijing nel 1975 per protestare contro l’annessione del Sikkim da parte indiana.<br />

che potrebbe allacciarsi alla nuova ferrovia che collega Lhasa con Golmud nel<br />

Qinghai cinese, a sud con Calcutta sul Golfo del Bengala e a sudest potrebbe ricongiungersi<br />

con il nordest indiano e proseguire verso Chittagong, porto del Bangladesh<br />

sempre sul Golfo del Bengala<br />

iali.<br />

28 . Proprio per assicurarsi i diritti d’accesso a Chittagong,<br />

New Delhi ha offerto a Dacca aiuti economici e concessioni commerc<br />

28 Pant (2008: 53) sostiene, invece, che la riapertura del passo di Nathu-La potrebbe rappresentare<br />

un’altra minaccia alla sicurezza interna indiana.<br />

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