L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
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L’India e <strong>gli</strong> <strong>altri</strong><br />
mi<strong>gli</strong>orata sia la capital adequacy che la qualità de<strong>gli</strong> assets. È aumentato il numero<br />
delle filiali e la loro dispersione nel territorio e sono cresciuti credito e depositi, segno<br />
concreto del continuo financial deepening (M3/PIL). Tutto considerato, ne<strong>gli</strong><br />
anni ’90 la politica monetaria è riuscita a controllare l’inflazione, mantenutasi attorno<br />
al 5% rispetto al 7-8% delle decadi precedenti, mentre lo stretto collegamento<br />
<strong>della</strong> politica monetaria con quella fiscale e le riforme del mercato dei titoli di stato<br />
hanno permesso dal 1995 in poi una mi<strong>gli</strong>ore gestione monetaria, sempre più volta<br />
ad assicurare la stabilità finanziaria (R. Mohan, 2010: 152-56).<br />
Tra il 1991-2000 e il 2009-11 il tasso di crescita del financial deepening è passato<br />
da 49,9% a 84,6% quello del credit penetration (credito/PIL) da 20,6% a 49,7%,<br />
aumenti resi possibili dal fatto che le banche hanno investito meno nei titoli di stato.<br />
Con il consolidamento fiscale si è così ampliato lo spazio per il credito privato, senza<br />
però esercitare un’addizionale pressione sull’espansione monetaria. La credit penetration<br />
resta, però, relativamente bassa paragonata a quella di <strong>altri</strong> paesi sviluppati<br />
ed emergenti, mentre la diffusione dell’esclusione finanziaria è incredibile: solo il<br />
61% <strong>della</strong> popolazione ha un conto depositi e il 10% un conto creditore (Mohanty,<br />
2011: 7 Tab. 9). Si è anche ridotta la quota proprietaria detenuta dallo stato nelle<br />
banche del settore pubblico, mentre sono cresciuti assets, filiali e reddito delle banche<br />
del settore privato, specialmente delle nuove arrivate, il che ha certamente aumentato<br />
la competizione nel sistema bancario indiano.<br />
La mi<strong>gli</strong>ore gestione <strong>della</strong> politica monetaria, che ha certamente contenuto finora<br />
l’inflazione, si spera possa servire ad affrontare l’ondata inflazionaria ripartita dal 2010<br />
a causa dell’aumento dei prezzi alimentari e che sta ora investendo <strong>altri</strong> settori, tanto<br />
che l’indice dei prezzi al consumo è restato sopra il 9% e al termine del 2011 ha superato<br />
l’11%. Con l’alto tasso d’inflazione e i crescenti tassi d’interesse, l’India rischia<br />
una decelerazione <strong>della</strong> crescita e di conseguenza un aumento <strong>della</strong> disoccupazione<br />
che, insieme ai maggiorati prezzi del cibo, potrebbero scatenare disordini sociali.<br />
L’India non è stata evitata dall’ondata di crisi economica partita da<strong>gli</strong> USA ne<strong>gli</strong><br />
ultimi anni, ma l’economia, meno dipendente dal commercio con l’estero, ha risposto<br />
me<strong>gli</strong>o che in <strong>altri</strong> paesi. Nel 2008 e 2009 c’è stato un rallentamento <strong>della</strong> crescita attorno<br />
al 6%, per poi sperimentare un salto al 10% nel 2010 e una successiva diminuzione<br />
nel 2011 causata dal ciclo economico internazionale e dalla politica monetaria –<br />
vedi aumento del tasso d’interesse a ottobre 2011, il tredicesimo dal marzo 2010 – nel<br />
tentativo di contenere l’inflazione che, essendo particolarmente elevata nel comparto<br />
dei beni alimentari, colpisce maggiormente le fasce deboli <strong>della</strong> società (Helg, 2011).<br />
Il deficit statale è pari all’8%, ma fortunatamente il debito pubblico, che è diminuito<br />
e non supera il 66% del PIL, è in gran parte in mani indiane; il deficit <strong>della</strong> bilancia<br />
corrente si è ridotto e le riserve valutarie hanno superato i $300 miliardi. Nonostante<br />
la crescente tensione inflattiva, l’RBI deve mantenere relativamente bassi i<br />
tassi d’interesse per evitare che la posizione fiscale del governo si appesantisca ulteriormente.<br />
A sua volta, il governo sta riducendo <strong>gli</strong> stimoli fiscali, per cui una simultanea<br />
stretta delle politiche fiscale e monetaria potrebbe compromettere la crescita<br />
economica (EIU, 2010: 16). Riducendo l’accesso al credito delle regioni più povere<br />
e dei possessori di piccoli conti, la liberalizzazione del mercato finanziario, se non<br />
vengono introdotti interventi correttivi, potrebbe contribuire a limitare i benefici<br />
dell’irrigazione e di altre misure dirette a promuovere lo sviluppo.<br />
Le principali debolezze del sistema bancario indiano sono, come spiega Chiarlone<br />
(2008: 18-19), la limitata dimensione delle maggiori banche – le prime cinque<br />
rappresentano solo il 41% del mercato –; la notevole quota pubblica nella loro pro-