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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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L’India e <strong>gli</strong> <strong>altri</strong><br />

contributo finanziario internazionale, l’India riconosceva le proprie responsabilità e si<br />

mostrava pronta a un impegno attivo. Inoltre, l’Accordo di Copenhagen comprendeva<br />

la limitazione dell’aumento <strong>della</strong> temperatura a due gradi sopra i livelli preindustriali;<br />

l’adozione di un approccio differenziato alla “mitigazione”, per cui mentre i paesi industriali<br />

s’impegnarono a fissare obiettivi per la riduzione delle emissioni, i PVS promisero<br />

l’introduzione di appropriate azioni nazionali dirette a questo fine; e la creazione<br />

di un meccanismo per misurare e verificare <strong>gli</strong> interventi volti alla mitigazione. Anche<br />

alla conferenza sul clima a Cancún l’anno seguente l’India si prodigò con successo<br />

alla ricerca di soluzioni accettabili per tutti, attivismo apprezzato internazionalmente,<br />

ma criticato internamente perché non teneva in conto le diverse responsabile tra PVS e<br />

paesi sviluppati (Patodia, 2011: 129-32 e 136).<br />

In ogni modo il governo indiano è interessato ad affrontare la questione ambientale<br />

perché spera così di raggiungere una serie di obiettivi sia all’interno che<br />

all’estero, ma allo stesso tempo non può dimenticare l’estrema vulnerabilità del paese<br />

ai cambiamenti climatici e deve considerare la sicurezza e l’accesso energetico.<br />

Posizionandosi subito nell’emergente mercato dell’energia pulita, l’India potrebbe<br />

co<strong>gli</strong>ere nuove opportunità economiche e diventare, come fortemente spera, un<br />

leader nel campo delle scelte tecnologiche del futuro.<br />

Ultimamente, però, le valutazioni critiche di importanti progetti d’investimento elaborate<br />

dal ministero dell’Ambiente hanno portato anche alla sospensione dei lavori<br />

in alcuni progetti 14 e riacceso il dibattito sul conflitto tra ambiente e crescita economica,<br />

mandando così un segnale negativo a potenziali investitori nazionali o esteri.<br />

6.5 L’ASSISTENZA ESTERA INDIANA: AFRICA E<br />

AMERICA LATINA<br />

Nel periodo 1951-1991 l’India ricevette circa $55 miliardi di aiuti allo sviluppo, ma<br />

successivamente ha cominciato essa stessa a offrire assistenza ad <strong>altri</strong> PVS e ora sta<br />

pensando di creare un’agenzia per amministrare $11 miliardi nei prossimi 5-7 anni.<br />

Come l’India, per anni il maggiore beneficiario di aiuti 15 , anche <strong>gli</strong> <strong>altri</strong> BRIC sono<br />

diventati donatori, mettendo così fine al monopolio detenuto dai paesi industrializzati<br />

in questo campo. È interessante notare, infatti, che recentemente il governo indiano<br />

ha stanziato $5 miliardi in aiuti per lo sviluppo dell’Africa e quasi simultaneamente<br />

l’Inghilterra ne ha stanziati $450 milioni per l’India.<br />

I BRIC amano sostenere che la loro assistenza, o me<strong>gli</strong>o quella che chiamano<br />

“cooperazione sud-sud”, sia differente. Sikri (2009: 235) proclama che “la cooperazione<br />

sud-sud rappresenta il lato economico dell’aiuto indiano alla lotta anticoloniale”<br />

e offre “un modello alternativo di governance e di sviluppo rispetto a<br />

quello ‘universale’ reclamizzato dall’Occidente”, ma poi non elabora in che cosa<br />

consista questa differenza. Quello che è veramente cambiato è che due terzi delle<br />

14 La sospensione dei lavori riguarda vari grossi progetti minerari nello stato di Orissa, la<br />

costruzione <strong>della</strong> città di Lavasa nel Maharashtra, mentre seri dubbi sono stati espressi rispetto<br />

al già ultimato porto privato di Mundra nel Gujarat.<br />

15 Dal 1995, l’“International Development Association” (IDA) ha fornito all’India crediti a tasso<br />

zero per un totale di $19,4 miliardi. Nello stesso periodo, la BM le ha esteso prestiti per<br />

$23,6 miliardi. Tra il 2000 e il 2011, l’IDA ha finanziato in India 57 progetti per $14,5 miliardi,<br />

di cui tre quarti per lo sviluppo rurale e il resto per salute, nutrizione e istruzione.

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