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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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La “grande Potenza povera”<br />

alle banche e si fecero più severi <strong>gli</strong> obblighi loro imposti, per cui alla fine de<strong>gli</strong> anni<br />

’80 il sistema presentava una profittabilità molto bassa a causa di regolamentazioni<br />

prudenziali insufficienti, gestione del rischio inadeguata e significativi livelli di<br />

prestiti non esigibili (Chiarlone, 2008: 82). Inoltre, la monetizzazione automatica del<br />

debito pubblico non solo limitava l’autonomia dell’RBI e delle banche commerciali,<br />

ma contribuiva a creare una forte spinta inflattiva.<br />

L’ampliarsi del deficit statale ne<strong>gli</strong> anni ’80 richiese l’utilizzo di tutti <strong>gli</strong> strumenti<br />

<strong>della</strong> politica finanziaria per mobilitare il risparmio privato, ma la crescente<br />

“repressione finanziaria” impattò negativamente sui livelli di risparmio e sullo sviluppo<br />

dei mercati finanziari e produsse l’accumularsi di crediti scarsamente esigibili<br />

dalle banche. L’alto livello di monetizzazione del deficit fiscale ne<strong>gli</strong> anni ’80 rifletteva<br />

il fatto che “la politica monetaria era al servizio del fisco” e che si pensava di<br />

poter contenere <strong>gli</strong> effetti espansionisti <strong>della</strong> spesa fiscale tramite la regolazione del<br />

tasso d’interesse, il razionamento del credito e <strong>gli</strong> alti livelli di riserve liquide, tutte<br />

cose che in effetti ostacolavano lo sviluppo dei mercati finanziari (R. Mohan, 2010:<br />

152). Non deve quindi destare meravi<strong>gli</strong>a che all’inizio de<strong>gli</strong> anni ’90 le banche indiane<br />

si trovassero in difficoltà e i prestiti lordi in sofferenza fossero pari al 30% di<br />

quelli concessi, quando l’obbligo di prestare alle imprese pubbliche, al settore agricolo<br />

e a<strong>gli</strong> esportatori, anche con un cambio sopravvalutato rendeva le esportazioni<br />

scarsamente redditizie.<br />

Durante tutti <strong>gli</strong> anni ’80 la politica monetaria restò al servizio delle necessità fiscali<br />

del governo e solo nella decade seguente cominciò ad acquistare una certa indipendenza,<br />

in parte grazie alle riforme, specialmente quella riguardante il settore<br />

esterno che faceva sì affluire nel paese notevoli quantità di valute estere, ma richiedeva<br />

interventi nel mercato dei cambi che assicurassero la stabilità dei tassi a un livello<br />

competitivo. L’anno dopo la rupia divenne convertibile per le transazioni di<br />

conto corrente e fu aperta l’NSE.<br />

La riforma del settore finanziario iniziò nel 1993, quando venne eliminata la monetizzazione<br />

automatica del deficit fiscale, fu ridotto il diritto di prelazione del settore<br />

pubblico sulle risorse finanziarie detenute dal sistema bancario, furono deregolamentati<br />

i tassi d’interesse, fu mi<strong>gli</strong>orata l’allocazione del credito, la regolamentazione<br />

prudenziale e la supervisione e fu facilitato l’ingresso di nuove banche private –<br />

grazie alla riforma le banche di totale proprietà statale si sono ridotte dal 90% al<br />

10% attuale – e parzialmente anche l’accesso di banche estere. Tutto ciò ha prodotto<br />

un notevole aumento <strong>della</strong> produttività del settore bancario, una continua espansione<br />

dei depositi (dal 12% del PIL nel 1969 al 60% nel 2006) e dei crediti (dal 9% al 43%<br />

del PIL tra il 1969 e il 2006) e una diminuzione <strong>della</strong> quota dei prestiti inesigibili su<br />

quelli erogati (dal 15,7% al 3,3% (Chiarlone, 2008: 80 Tabella 4.1 e 86). Nel 1997 è<br />

stato finalmente abolito il sistema <strong>della</strong> monetizzazione automatica del deficit fiscale,<br />

rafforzando così l’indipendenza del RBI nella conduzione <strong>della</strong> politica monetaria.<br />

Questa misura, più l’introduzione <strong>della</strong> vendita dei titoli di stato tramite aste<br />

pubbliche, ha permesso al RBI di adottare come strumenti di controllo monetario<br />

quelli indiretti, invece di quelli diretti.<br />

Con la graduale riforma delle banche pubbliche venivano ridotti i prestiti, mentre<br />

il “Securitization Act” del novembre 2002 rafforzava ulteriormente il diritto delle<br />

banche di potere rapidamente disporre dei beni dati in pegno da creditori moratori.<br />

Di conseguenza, a marzo del 2004 il tasso di prestiti lordi in sofferenza era un modesto<br />

7,8% del totale dei prestiti delle banche pubbliche e 1,3% quello delle banche<br />

private (Prasenjit Basu, 2005: 38). I bilanci delle banche si sono così rafforzati ed è<br />

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