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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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L’India e <strong>gli</strong> <strong>altri</strong><br />

2005-06 veniva portata al 15% (Chiarlone, 2006: 302). Se la tariffa media applicata<br />

è ora inferiore all’8%, dall’82% che era nel 1990, è ancora alta rispetto a quelle dei<br />

paesi sviluppati, senza contare poi le molte barriere non tariffarie e le imposte sui<br />

consumi introdotte esclusivamente per proteggere alcune produzioni nazionali (EIU,<br />

2010: 18). Nel 2010 l’India è stata il 20° esportatore e il 13° importatore di merci al<br />

mondo.<br />

Tre nuovi prodotti costituiscono più <strong>della</strong> metà delle esportazioni indiane: diamanti,<br />

abiti e software. Le esportazioni di diamanti – importati grezzi e riesportati<br />

dopo essere stati ta<strong>gli</strong>ati e puliti – sono aumentate da $25 milioni nel 1996 a $28,2<br />

miliardi nel 2010-11. Se a queste si sommano le esportazioni di gemme colorate e<br />

<strong>della</strong> gioielleria d’oro si arriva a un totale di $43,1 miliardi, mentre nel settore lavorano<br />

quasi un milione di indiani. Per quanto concerne l’abbi<strong>gli</strong>amento, la produzione<br />

indiana – chiaramente ad alta intensità di lavoro non qualificato – è per quasi tre<br />

quarti assorbita dal mercato interno e le esportazioni, due terzi delle quali dirette a<strong>gli</strong><br />

USA e all’UE, sono passate da $6 miliardi nel 2005-06 a $11 miliardi nel 2010-11,<br />

ma restano sempre di gran lunga inferiori a quelle cinesi e di un 20% inferiori anche<br />

a quelle del Bangladesh, mentre avanza il Vietnam. Il terzo nuovo prodotto è il computer<br />

software – ovvero software personalizzato per singoli processi di CAD e CAM<br />

– più l’outsourcing dall’estero di operazioni computer-enabled –, il trasferimento in<br />

India da parte delle imprese americane ed europee dei propri dipartimenti IT – e, ultimamente,<br />

il copy-editing e la produzione di libri e riviste scientifiche. L’intero settore<br />

nel 2005 ha generato un volume d’affari pari a $30 miliardi e più di cinque milioni<br />

di posti di lavoro, geograficamente concentrati in Bangalor, Munmbai, New<br />

Delhi, Hyderabad e Channai (Rothermund, 2008: 102-09). I settori intensivi in tecnologia<br />

che sono riusciti ad aumentare le proprie esportazioni sono quello chimico,<br />

particolarmente farmaci generici di cui l’India è diventata leader mondiale, e, in misura<br />

minore, quello delle macchine non elettriche. Scarse le esportazioni di prodotti<br />

elettrici ed elettronici, cioè di quei prodotti caratterizzati da forte frammentazione<br />

internazionale <strong>della</strong> produzione, il che indica la limitata integrazione dell’India nelle<br />

catene internazionali di valore.<br />

Nonostante la dotazione fattoriale cinese sia abbastanza simile a quella indiana,<br />

tra le loro prime 25 merci esportate una sola è comune a entrambi i paesi, <strong>gli</strong> oli petroliferi,<br />

escluso il greggio (Dimaranan et al., 2007: 7). Rispetto alla decade precedente<br />

l’aumento annuo delle esportazioni di beni e servizi ha sfiorato l’11%, le riserve<br />

valutarie sono arrivate a $125 miliardi e il debito estero nel 2011 si è ridotto al<br />

14% del PIL.<br />

Infine, <strong>gli</strong> attuali livelli tariffari generano una tassa implicita sulle esportazioni di<br />

oltre il 30% e si calcola che la totale eliminazione di queste tariffe potrebbe far aumentare<br />

le esportazioni di un 45% (Schiff, et al. 2006: 19). Nel 2007 la tariffa applicata<br />

era in media 14,5% per tutte le merci, ma 34,5% per quelle agricole e 11,5% per<br />

quelle non agricole. L’elevata protezione delle importazioni ha avuto un impatto negativo<br />

sulla competitività de<strong>gli</strong> esportatori, impatto tanto più sentito quanto maggiore<br />

la percentuale dell’import nella loro produzione finale. Per promuovere le esportazioni<br />

furono abolite le tasse che su di esse gravavano e il tasso di cambio fu liberalizzato,<br />

con conseguente costante deprezzamento <strong>della</strong> rupia. Inoltre, la crescita del<br />

settore manifatturiero è stata rallentata dal fatto che le esportazioni consistono di<br />

prodotti ad alta intensità di capitale e di lavoro specializzato, mentre scarseggiano le<br />

merci ad alto contenuto di lavoro non qualificato nelle quali un paese come l’India<br />

dovrebbe essere naturalmente competitivo.

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