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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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I re saggi e le leggi nella tradizione cinese e in quella greca 107<br />

usati più per chiarire temi cinesi che per giungere a una vera e propria comparazione 8 .<br />

Comunque, uscire dalla tradizione cinese offre taluni vantaggi per lo studio <strong>della</strong><br />

storia del diritto in <strong>Cina</strong>.<br />

La visione abituale <strong>della</strong> cultura politica cinese ci mostra sia i legisti sia i confuciani<br />

come assertori del dominio dell’uomo: i legisti perché ponevano il legislatore al di<br />

sopra delle leggi, i confuciani perché prefe rivano il governo dei re saggi a quello delle<br />

leggi. Ma quando li parago niamo al pensiero di Aristotele e di Platone sulle leggi, i<br />

pensatori cinesi di entrambe le scuole sembrano più disposti a sostenere il governo<br />

<strong>della</strong> legge che quello inostacolato dell’uomo. I legisti separarono gli interessi del governante<br />

dal bene dello stato e cercarono — mediante leggi che limitassero il potere del<br />

governante — di proteggere lo stato dalla guida irresponsabile del capo. I confuciani<br />

speravano nel governo di re saggi, ma capivano perfettamente che uomini così esemplari<br />

erano apparsi ra ramente nella storia 9 . La loro attenzione si concentrò sul convincere<br />

i governanti loro contemporanei ad attenersi ai modelli o alle leggi enun ciati<br />

da un limitato gruppo di governanti-modello, allo scopo di mante nere un ambiente<br />

sociale che incoraggiasse lo sviluppo morale, di tutti gli uomini Anche se non sarebbe<br />

giusto dire che gli scrittori greci e quelli cinesi condividessero le stesse opinioni su<br />

tutti gli aspetti del governo, in generale i teorici cinesi <strong>della</strong> politica mostrano maggior<br />

simpatia per l’aristotelico governo delle leggi che non per l’ideale platonico del dominio<br />

dell’uomo.<br />

Nei testi che si occupano del diritto vediamo il lato pessimistico de gli scrittori<br />

cinesi, i loro dubbi che il governo possa essere davvero così semplice, o l’umanità<br />

così perfezionabile da rendere superflue le leggi. Dati i forti avvertimenti<br />

contro le arbitrarie interferenze sul governo che permeano così tanti testi, sembra<br />

che all’inizio del periodo dei Re gni Combattenti (403­221 a.. C.) comprendessero<br />

che il carattere perso nale di quello che Jack L. Dull chiama una forma di<br />

governo «patrimo niale » (si veda il capitolo terzo, «La successione delle forme<br />

di governo in <strong>Cina</strong>») aveva portato solo caos nel mondo. Possiamo capire<br />

meglio le loro ragioni contro i governi basati sull’arbitrio e in favore <strong>della</strong> re-<br />

8 L’utilità del paragone tra la <strong>Cina</strong> e la Grecia classiche è stata osservata da Jean-Pierre Vernant,<br />

Myth and Society in Ancient Greece, Atlantic Highlands, Humanities Press, 1980, pp. 71-91. In Jerome<br />

Frank, Courts on Trial: Myth and Reality in American Justice, Princeton, Princeton University Press, 1949, pp.<br />

378-84, l’autore descrive come i sistemi giuridici gre co e cinese si assomigliassero nel comune<br />

disprezzo delle cause civili e nella loro preferenza per l’arbitrato.<br />

9 Ho usato «uomo» e «uomini» nei casi jn cui sembra chiaro che gli scrittori citati eli minassero le<br />

donne in quanto non partecipanti al governo, anche se spesso le donne finirono per esercitare un’influenza<br />

politica non ufficiale.

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