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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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190 T.H. Barret<br />

Perché insistere su questo aspetto? Perché appesantire di tanta sto ria e bibliografia<br />

il lettore ansioso di vedere un confronto tra il buddhi smo e il taoismo cinesi<br />

e le religioni occidentali? Per sottolineare la tri ste constatazione che si è fatto poco,<br />

per ciò che concerne i paragoni significativi, giacché gli occidentali non hanno mai<br />

cercato di compren dere l’eredità complessiva <strong>della</strong> letteratura buddhista e taoista.<br />

Alcuni aspetti <strong>della</strong> religione cinese sono abbastanza ovvi e non è necessario riferirsi<br />

a molte fonti, per ciò che li riguarda. Non occorrono conoscen ze specialistiche,<br />

ad esempio, per accorgersi che la religione cinese assu me un atteggiamento<br />

chiaramente positivo verso la condizione umana. Eppure, anche se possediamo<br />

i mezzi per esplorare i confini di questo ottimismo, il lavoro su molti testi dei<br />

canoni buddhista e taoista che si occupano di un argomenti come il fenomeno<br />

cruciale del pentimento è appena cominciato: le descrizioni dei drammatici rituali<br />

di penitenza che un tempo venivano praticati da entrambe le religioni ricordano le<br />

de scrizioni provenienti dall’Europa medievale. Analogamente, la genera lizzazione<br />

secondo cui i cinesi, diversamente da molte altre civiltà (com presa la nostra) non<br />

hanno mai attribuito origine divina alle loro istitu zioni legali, costituisce un’importante<br />

osservazione sulla tendenza uma nistica del pensiero cinese. Eppure ci sono<br />

tracce di un codice legale che veniva applicato dai maestri celestiali, i primi dei quali<br />

rivendicarono su di sé l’autorità divina, anche se nessuno ha finora studiato questa<br />

anomalia.<br />

L’intera questione del rapporto tra autorità spirituale e temporale in <strong>Cina</strong> richiederebbe<br />

di essere trattata in modo comparato. Il lavoro gíà fatto è sufficiente<br />

a mostrarci che i cinesi non vedevano come noi questa antica divisione europea e<br />

che le lotte tra re e papi che contrasse gnano la nostra storia non sarebbero potute<br />

succedere in <strong>Cina</strong>, dove nes sun leader religioso poteva rivendicare un’autorità indipendente<br />

da quella dell’imperatore. Eppure, in <strong>Cina</strong> ci furono lotte tra i membri<br />

di alcune sette religiose e l’autocrazia imperiale: lotte talvolta disperate e fanati che,<br />

fino alla morte. Anche se a tutta prima le visioni di questi insorti sembrerebbero<br />

analoghe ai concetti apocalittici occidentali, conviene os servare che in <strong>Cina</strong> non si<br />

è mai ritenuto possibile un cataclisma di tale vastità da arrestare la storia umana:<br />

fino a tempi molto recenti, i capi <strong>della</strong> <strong>Cina</strong> si sono rifiutati di credere che una<br />

guerra nucleare potesse avere quell’effetto. Questa convinzione emerge più volte<br />

nella storia ci nese e le fonti religiose, se le consultassimo sotto quest’aspetto, ci dovrebbero<br />

permettere di seguire temi come questo per quasi duemila an ni, periodo<br />

più che sufficiente per effettuare paragoni significativi con l’Europa.

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