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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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202 Nathan Sivin<br />

il 1300, allorché veniva usato per manipolare i coefficienti delle equa zioni di varie<br />

potenze, fino a quattro incognite. A quell’epoca la tavola da calcolo venne sostituita<br />

dall’abaco, strumento all’incirca veloce co me un’addizionatrice meccanica<br />

inizio secolo XX, ma non più flessibile di questa, e adatta ai normali calcoli <strong>della</strong><br />

crescente classe dei mercanti urbani. Poiché l’abaco poteva solo rappresentare una<br />

dozzina o poco più di cifre in fila lineare, era inutile per l’algebra più progredita, a<br />

meno di non unirvi anche una notazione mediante carta e penna. Non ci furo no<br />

molte innovazioni importanti, al livello superiore <strong>della</strong> matematica, dalla metà del<br />

secolo XIV fino al XVII, allorché i missionari gesuiti por tarono a una fioritura<br />

d’interesse nei riguardi <strong>della</strong> geometria europea, <strong>della</strong> trigonometria, dei logaritmi e<br />

così via. Questo iato può essere sta to una parte del prezzo pagato per la comodità<br />

dell’abaco.<br />

L’orientamento prevalentemente pratico <strong>della</strong> matematica cinese non la rese<br />

inferiore né superiore alla tradizione occidentale. La sua man canza di sviluppo al<br />

livello geometrico astratto venne equilibrata dalla sua potenza nella risoluzione numerica<br />

dei problemi. L’algebra giunse in Europa già bell’e pronta, dopo un lungo<br />

processo di scoperte e di re ciproche interazioni in <strong>Cina</strong>, India e nel mondo islamico.<br />

Molte «sco perte» europee relativamente tarde, come il triangolo dei coefficienti<br />

di Pascal (pubblicato nel 1665, ma noto nel secolo XVI) e il metodo di Horner per<br />

risolvere le equazioni numeriche di grado superiore (1819), presero questi nomi,<br />

come sappiamo oggi, perché si ignorava la loro ori gine cinese (il triangolo verso il<br />

1100 o anche prima, l’altro verso il 1245).<br />

Nella matematica cinese c’era anche un lato teorico e speculativo che in genere<br />

gli storici moderni hanno trascurato, con un certo costo per la nostra comprensione<br />

di quel che la matematica significava per chi la praticava. Il senso di entrambe<br />

le parole usate per indicare la matemati ca prima dell’epoca moderna, shu e suan,<br />

comprende anche la numero logia, e si riferisce anche a tutta una serie di tecniche<br />

divinatorie per trovare le regolarità — non necessariamente quantitative — su cui<br />

poggia il flusso dei fenomeni naturali.<br />

Spesso, specialmente nei primi secoli <strong>della</strong> matematica, si riteneva che tra i<br />

poteri dei maestri di calcolo ci fosse anche quello di prono sticare il futuro e di scoprire<br />

l’occulto. C’è qui un ovvio parallelo con la complementarità tra astronomia<br />

matematica e astrologia, che incon triamo non soltanto in <strong>Cina</strong>, India e Islam, ma<br />

anche in Occidente e fino al tempo di Keplero. La forma del rapporto naturalmente<br />

varia va con il carattere intellettuale e sociale delle due attività in ciascuna<br />

cultura.

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