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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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338 Paul S. Ropp<br />

Questo ottimismo moralistico e umanistico conferisce alla narrativa tra- dizionale<br />

cinese (tolte le eccezioni che si vedranno) una caratteristica didattica che<br />

gli occidentali dell’epoca hanno a volte definito (nel caso più favorevole) trita o (in<br />

quello meno) disonesta.<br />

Sarebbe però un errore credere che i narratori cinesi fossero otti- mistici e didattici<br />

perché mancava loro il coraggio o la capacità di os- servare la realtà sociale.<br />

Occorre tenere presente che gli autori di nar- rativa devono pur attirare i lettori<br />

in qualche modo; diversamente dai poeti e dai filosofi, i romanzieri non avevano<br />

un pubblico obbli- gato a leggerli e composto dagli aspiranti letterati-burocrati.<br />

La neces­ sità di richiamare l’attenzione del lettore e di non alienarsela finiva per<br />

andare controcorrente, rispetto alla direzione dell’ottimismo mora- listico confuciano.<br />

Come scrisse Tolstoj all’inizio di Anna Karenina: «Tutte le famiglie felici si<br />

somigliano; ciascuna famiglia infelice lo è a proprio modo». La virtù, purtroppo,<br />

è noiosa nella sua prevedibilità e il male è affascinante per la sua stessa varietà.<br />

Per questi motivi i narratori cinesi non hanno mai rispettato pienamente i vincoli<br />

<strong>della</strong> rispettabilità. Il pubblico che cercava storie di sesso, di violenza, intri- ghi e<br />

avventure, è sempre stato altrettanto vasto e ansioso di letture in <strong>Cina</strong> quanto in<br />

ogni altro paese.<br />

La risposta che gli scrittori davano più comunemente alle esigenze, in contrasto<br />

tra loro, di mantenere il didatticismo e di non allontanare il pubblico era quella<br />

di corredare di una glossa moralistica ogni storia e poi (nella maggior parte dei casi)<br />

ignorare o contraddire la «morale» presunta, cercando di rendere la storia, quanto<br />

più possibile, emozio­ nante, divertente e credibile. L’artificio è particolarmente appariscente<br />

nelle storie d’amore tradizionali cinesi. Queste storie, soprattutto quel- le<br />

erotiche o pornografiche, si presentano invariabilmente come narra­ zioni a sfondo<br />

moralistico intese a mettere in guardia il lettore dalle tri- sti conseguenze dell’amore<br />

romantico e delle intemperanze sessuali. Però, molte volte, i narratori indulgono<br />

a un tale piacere grafico, nel ritrarre le scene d’amore di quelle storie, da non<br />

poter assolutamente conseguire la meta da loro proclamata, ossia di promuovere<br />

l’astinenza sessuale e di screditare l’amore romantico 3 (non lo dico per mettere in<br />

3 Il trionfo del divertimento sul moralismo, tra i romanzieri erotici che fingono dí scri­ vere opere<br />

cautelative e ammonitrici si vede già dai titoli di due opere rappresentative tra- dotte in inglese: Li<br />

Yü, The Prayer Mat of Flesh, trad. ingl. di Richard Martin da una versio- ne tedesca di Franz Kuhn,<br />

New York, Grove Press, 1963 [trad. di Anna Maria Greimel, Il tappeto da preghiera di carne, a cura di F.<br />

Kuhn, Milano, Bompiani, 1973], e John Scott [traduttore], The Lecherous Academician and Other Tales by<br />

Master Ling Mengchu [L’accade- mico lascivo e altre storie del maestro Ling Menchu], London, Rapp<br />

& Whiting, 1973.

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