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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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128 Karen Turner<br />

Non possiamo ignorare, però, i molti casi in cui, nei libri di storia, vediamo il<br />

profondo odio <strong>della</strong> popolazione per le severe pene del Ch’in e per la sua interferenza<br />

nella vita quotidiana. Forse il più grande errore dell’impero Ch’in fu quello<br />

di voler applicare troppo affrettatamente le leggi del proprio territorio nelle nuove<br />

aree, che senza dubbio aveva no leggi conformi alle tradizioni locali. I sovrani Han<br />

cercarono di evi tare gli errori Ch’in, e anche se le istituzioni giuridiche e burocratiche<br />

Ch’in rimasero virtualmente intatte sotto gli Han, i libri di storia ci mo strano<br />

con quanta attenzione i monarchi Han rivestirono di panni tra dizionali le loro attività<br />

per evitare paragoni con lo stile di governo, troppo «interventista», del primo<br />

imperatore. Il lato conservatore <strong>della</strong> teoria politica classica, che avvertiva di non<br />

turbare lo status quo e che patro cinava il mantenimento delle vecchie leggi, pare<br />

fosse seguito anche nel l’epoca Han. Le leggi dovevano adeguarsi a una realtà in<br />

mutamento, ma l’imperatore personalmente evitava di assumersi questo compito,<br />

cri tico e importante, concentrandosi invece sulla concessione di amnistie — a volte<br />

su grande scala — riguardanti i crimini già passati in giudi zio 55 . Gli imperatori<br />

lasciavano il pericoloso compito <strong>della</strong> riforma del diritto ai loro alti funzionari, e<br />

molti di questi pagarono con la vita l’a vere interferito con le leggi. Ad esempio, un<br />

ministro Han, Ch’ao T’so, non solo riscrisse le leggi per ordine dell’imperatore,<br />

ma ne stese anche di nuove. Come tanti altri riformatori del diritto, finì per essere<br />

giusti ziato. Ssu-ma Ch’ien non lascia adito a dubbi sulla causa <strong>della</strong> morte di Ch’ao<br />

Ts’o, quando termina la sua biografia con un avvertimento a tutti gli innovatori:<br />

«Cambiare quel che è antico, confondere quel che è sempre stato, porta disastro,<br />

se non morte» 56 .<br />

Molte volte vediamo gli imperatori e i loro funzionari consultare gli antichi<br />

libri per trarne consiglio nel momento di prendere qualche deci sione che interessa<br />

le leggi. Nonostante il disprezzo per il passato mani festato da pensatori<br />

legisti come Han Fei Tzu, con l’epoca Han i magi strati cominciarono a studiare<br />

in modo sempre più approfondito i testi che in seguito avrebbero formato il<br />

cuore del canone confuciano, per ché quei testi offrivano una guida per le decisioni<br />

legali difficoltose. Po tevano anche servire come avvertimento: il riferimento<br />

alla storia aveva un effetto tranquillizzante sulle pretese dei monarchi cinesi,<br />

e i loro fun zionari non si stancavano mai di rammentare le storie degli antichi re<br />

55 Per un utile studio dell’importanza delle amnistie si veda Brian McKnight, The Qua lity of<br />

Mercy: Amnesties and Traditional Chinese Justice, Honolulu, University of Hawaii Press, 1981.<br />

56 Shih-chi, 101.2748.

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