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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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Tradizioni religiose nella civiltà cinese: buddhismo e taoismo 177<br />

intervengono nelle vicende del mondo. A volte i compendi taoisti pos sono confondere<br />

lo studioso perché il loro contenuto è organizzato se condo gli schemi inventati<br />

dal buddhismo scolastico; tuttavia, nel bud dhismo non troviamo l’interesse<br />

tipicamente cinese per la manipolazio ne di elementi del mondo fisico (mediante<br />

alchimia, yoga, o anche pra tiche di natura sessuale) che è il principale mezzo per<br />

raggiungere le fi nalità taoiste.<br />

Nonostante la preferenza T’ang per il taoismo e la grande persecu zione<br />

dell’843-45, il buddhismo rimase una grande forza nella cultura cinese. Nei cinquecento<br />

anni trascorsi dal lavoro pionieristico di Tao an, il buddhismo era penetrato<br />

così profondamente nella società cinese da rendere impossibile una sua rapida eliminazione.<br />

Per tutto quel pe riodo, alcuni dei migliori intelletti cinesi si occuparono<br />

del vasto compi to di comprendere la ricchezza <strong>della</strong> tradizione buddhista e di farla<br />

lo ro. L’attenzione dedicata da Tao-an all’importanza delle traduzioni cadde proprio<br />

al momento giusto, perché nel 401 il grande traduttore Kuma rajiva giunse alla<br />

capitale settentrionale Ch’ang-an e cooperò con i di scepoli di Tao-an per tradurre i<br />

testi che trasformarono fondamental mente il carattere del buddhismo cinese. Non<br />

solo fornì migliori tradu zioni dei testi già noti, come il Sutra del loto, ma presentò<br />

testi di filoso fia buddhista che i cinesi non conoscevano ancora, compresi quelli<br />

di seguaci indiani del Mahayana, come Nagarjuna. Grazie a Kumarajiva, i cinesi<br />

poterono capire per la prima volta come venisse vista in India la dottrina del vuoto,<br />

ponendo così fine al troppo superficiale accoppia mento tra idee buddhiste e idee<br />

originali cinesi, prevalso fino a quel mo mento.<br />

Così, per il buddhismo cinese, il secolo V fu un periodo molto im portante per<br />

la diffusione di una conoscenza più accurata delle idee bud dhiste. Diffusione resa<br />

più complessa dallo sviluppo del pensiero buddhi sta in India, che era continuato<br />

all’insaputa dei cinesi. Nel Nord, dove l’interesse nei riguardi <strong>della</strong> meditazione<br />

era ancora forte, all’inizio del secolo VI gli studiosi buddhisti notarono che alcuni<br />

dei commentari re centemente tradotti assegnavano alla mente un ruolo assai più<br />

grande di quello che le veniva assegnato il precedenza dal Mahayana. Purtrop po,<br />

Paramartha, il traduttore che sarebbe stato capace di spiegare l’in tera portata dei<br />

nuovi, idealistici concetti (noti agli studiosi odierni co me Yogacara), giunse nella<br />

<strong>Cina</strong> del Sud nel 548 in un periodo di scon volgimenti politici, e poté tradurre<br />

sono una parte <strong>della</strong> letteratura in diana sull’argomento. Il famoso pellegrinaggio in<br />

India del grande Hsuan tsang del 627 alla ricerca di ulteriori testi fu motivato soprattutto<br />

dal suo desiderio di risolvere i problemi che ancora rimanevano; al suo ri-

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