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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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116 Karen Turner<br />

nero formulati da uomini che in generale erano maggiormente immersi nel lavoro<br />

pragmatico di concentrare il potere dello stato che in quello di tutelare gli interessi<br />

<strong>della</strong> società. Il Signore di Shang, ad esempio, è sempre stato fustigato come il creatore<br />

del tipo — spregiudicato e sen za scrupoli — di governo che alla fine avrebbe<br />

dato allo stato del Ch’in la superiorità sugli altri, nella lotta per unificare la <strong>Cina</strong><br />

sotto un solo sovrano. Sulla necessità di criteri fissi per controllare le passioni umane,<br />

del governante e dei suoi magistrati, le idee del Signore di Shang sono analoghe<br />

a quelle di Aristotele nella Politica: «La passione perver te la mente dei governanti,<br />

anche quando sono i migliori degli uomini. La legge è ragione incontaminata dal<br />

desiderio» 28 . Nell’opinione del Si gnore di Shang i governanti, purtroppo, in genere<br />

non danno grande prova di virtù, saggezza o coraggio 29 .<br />

Il Signore di Shang sosteneva che uno stato forte era la meta <strong>della</strong> politica e la<br />

subordinazione del governante alla legge era solo uno dei passi necessari per porre<br />

lo stato al di sopra degli interessi di qualsiasi individuo. Per il Signore di Shang, le<br />

leggi fornivano il mezzo per supe rare le limitazioni personali di molti governanti. Le<br />

leggi inoltre assicu ravano che il buon governo non morisse con il re: «I saggi non<br />

possono passare ad altri la personalità e la natura che sono loro inerenti; questo si<br />

può ottenere solo con la legge» 30 .<br />

Per queste ragioni, il Signore di Shang suggeriva al sovrano una grande cautela<br />

nel cambiare le leggi esistenti, perché esse possedevano una for za e una continuità<br />

che nessun singolo sovrano poteva raggiungere.<br />

Qual è la fonte <strong>della</strong> legge, secondo il Signore di Shang? Diversa mente dai<br />

confuciani, che ritraevano gli antichi re come trasmettitori passivi delle leggi<br />

dei loro predecessori, il Signore di Shang li presenta va come legislatori: «Il<br />

modo del saggio di organizzare un paese non è quello di imitare l’antichità o di<br />

conformarsi al presente immediato, ma di governare in accordo con le importanti<br />

esigenze dei tempi e di fare leggi che tengano conto <strong>della</strong> tradizione» 31 . In<br />

questo passo, il Signo re di Shang assegnava ai saggi l’importante ruolo di creare<br />

le leggi ma avvertiva che, per svolgere il loro compito, le nuove leggi non dovevano<br />

suscitare l’avversione del popolo. Il Signore di Shang si appellava al pas-<br />

28 La politica, 3.16.<br />

29 Shang-chiin-shu, cap. 4, p. 9a. Mi sono servito dello Shangh-chiin-shu chieh-ku, Ch’eng tu,<br />

1935. Per una traduzione integrale si veda J.J. L. Duyvendak [traduttore], The Book of Lord Shang,<br />

London, Probsthain, 1928 [trad. ital. di A. Passi, Il libro del Signore di Shang, a cura di J.J. L.<br />

Duyvendak, Milano, Adelphi, 1989].<br />

30 Shang-chtin-shu, 3.3b.<br />

31 Ivi 3.2a.

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