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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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I re saggi e le leggi nella tradizione cinese e in quella greca 131<br />

legge acquisirono un aspetto molto diverso in <strong>Cina</strong> e in Occidente. Le ragioni <strong>della</strong><br />

differenza sono varie, e qui posso accennare solo ad alcu ne. Per prima cosa un vero<br />

sistema feudale, in cui il re è inserito in una rete complessa e ben definita di diritti<br />

e di obblighi nei confronti dei vassalli, non si instaurò mai in <strong>Cina</strong>. Forse questo è<br />

il motivo per cui, nonostante gli sforzi dei riformatori cinesi <strong>della</strong> fine del secolo<br />

XIX e dell’inizio del XX, non si ebbe mai una costituzione ufficiale che stabi lisse e<br />

distinguesse chiaramente i diritti e i doveri del sovrano da quelli dei sudditi. E, cosa<br />

ancor più importante, in <strong>Cina</strong> le élite, che interpre tavano la legge e rimproveravano<br />

il sovrano quando usciva dai limiti del giusto, rimasero sempre legate, in definitiva,<br />

alla monarchia per avere il diritto di partecipare al governo. In <strong>Cina</strong> non sorse mai<br />

una struttura alternativa che si opponesse istituzionalmente all’autorità dei monarchi.<br />

Non ci fu un potente corpo religioso come la Chiesa, con un proprio capo<br />

spirituale, i suoi riti per legittimare il sovrano, le sue leggi, i suoi esperti di diritto, i<br />

suoi tribunali e le sue pene a presentare un’alternati va alla legge imperiale cinese.<br />

Troviamo nel governo tradizionale cinese alcune tensioni creative. I legisti persero<br />

la loro campagna mirante ad applicare la legge in modo uguale per tutti, ma<br />

i burocrati confuciani che amministravano la giu stizia dovevano lavorare con un<br />

codice di leggi che conteneva una serie di precedenti per comminare le pene e<br />

per svolgere la normale ammini strazione. Dopo la dinastia Han, la legge divenne<br />

più apertamente «con fuciana»; di conseguenza, il rapporto tra gli individui, in un<br />

processo, era più importante <strong>della</strong> natura stessa del crimine. Un padre non veniva<br />

pesantemente punito per avere ucciso volontariamente il figlio, ad esem pio, mentre<br />

un figlio poteva essere punito severamente per avere acci dentalmente ferito il padre.<br />

Le leggi difendevano la definizione confu ciana dei giusti ruoli all’interno <strong>della</strong><br />

famiglia e del governo 62 .<br />

Anche se la monarchia cinese si rafforzò dopo la dinastia Shang, co me osserva<br />

Jack L. Dull (si veda il capitolo terzo «La successione delle forme di governo<br />

in <strong>Cina</strong>») troviamo esempi di successivi sovrani che agirono con molta cautela<br />

quando si trattava di decidere come e dove usare la forza. Un esempio <strong>della</strong> persistenza<br />

<strong>della</strong> tradizione di monar chi responsabili che nacque dal periodo classico<br />

<strong>della</strong> <strong>Cina</strong> si può vedere nelle riflessioni dell’imperatore K’ang­hsi (regnante dal<br />

1662 al 1722) sullo sgradevole compito di dare il verdetto finale sulle condanne<br />

a mor te inviate a lui per la ratifica: «Anche se naturalmente non potevo esa­<br />

62 Si veda Ch’ii T’ung-tsu, Law and Society in Traditional China, Paris-The Hague, Mou ton, 1961<br />

per una classica discussione dello sviluppo del diritto cinese.

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