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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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La tradizione confuciana nella storia cinese 157<br />

re importanti pensatori confuciani. Alcuni preferirono ritirarsi dal mondo per purificarsi,<br />

in modo da poter riprendere la via in futuro; altri deci sero di entrare nella<br />

politica per mettere in pratica i loro insegnamenti. Hsu Heng (1209­1281) scelse la<br />

via attiva. Nominato da Khubilai — il Grande Khan di Marco Polo — presidente<br />

dell’accademia imperiale e rispettato come primo letterato <strong>della</strong> corte, Hsu introdusse<br />

coscien ziosamente e meticolosamente presso i mongoli gli insegnamenti di<br />

Chu Hsi. Si prese la responsabilità personale di insegnare ai figli <strong>della</strong> nobil tà mongola<br />

a diventare maestri dei classici confuciani. La sua erudizio ne e la sua abilità nel<br />

campo <strong>della</strong> medicina, del diritto, dell’irrigazione, <strong>della</strong> scienza militare, dell’aritmetica<br />

e dell’astronomia gli permisero di fare da consigliere alla dinastia dei conquistatori<br />

e di porre le basi per rendere confuciana la burocrazia Yuan. E, difatti, la corte<br />

Yuan fu la prima ad adottare ufficialmente i quattro libri come base degli esami<br />

per l’assunzione nell’amministrazione statale, pratica che venne poi re ligiosamente<br />

conservata fino al 1905. Grazie a Hsu Heng, gli insegna menti di Chu Hsi si fecero<br />

strada tra i conquistatori mongoli, ma con una notevole semplificazione rispetto<br />

al progetto confuciano immagina to dal maestro Chu. L’eremita-letterato Liu<br />

Yin (1249­1293), invece, rifiutò la convoca zione di Khubilai per mantenere intatta<br />

la dignità <strong>della</strong> via confuciana. Per lui, l’educazione serviva all’autorealizzazione.<br />

Fedele alla cultura Chin in cui era stato allevato e alla via confuciana che gli era stata<br />

insegnata dai maestri Sung, Liu Yin applicò agli studi classici i metodi filologici e<br />

sostenne fermamente l’importanza <strong>della</strong> storia. Fedele allo spirito di Chu Hsi, Liu<br />

sostenne l’idea dell’« investigazione delle cose» e attribuì molta importanza alla dottrina<br />

<strong>della</strong> mente. Il contemporaneo di Liu Yin, Wu Cheng (1249­1333) sviluppò<br />

ancor di più la dottrina <strong>della</strong> mente. Wu Cheng riconobbe pienamente il contributo<br />

di Lu Hsiang-shan alla tradizione confuciana anche se, come ammiratore di Hsu<br />

Heng Wu, si considerava seguace di Chu Hsi. Wu si assegnò il difficile compito di<br />

comporre le differenze tra Chu e Lu. Per farlo, modificò l’equilibrato approccio<br />

di Chu alla moralità e alla saggezza in modo da farvi rientrare la preoccupazione<br />

esistenziale di Lu per la conoscenza di sé. Questo pre parò la strada alla rinascita<br />

<strong>della</strong> dottrina <strong>della</strong> mente in epoca Ming (1368­1644). Il pensiero del primo grande<br />

studioso confuciano Ming, Hsueh Hsuan (1389­1464), rivelò la tendenza verso<br />

il soggettivismo morale. Anche se era un devoto allievo di Chu Hsi, nelle sue<br />

Memorie di lettura Hsueh mostra come considerasse importante coltivare «natura e<br />

mente». Due altri studiosi del primo Ming, Wu Yü­pi (1391­1469) e Ch’en Hsien­

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