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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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290 William T.Rowe<br />

del nuovo proletariato industriale cinese non fosse costituita, come spesso si pensa<br />

sia successo in Europa, da artigiani « retrocessi di grado » che avevano provvisoriamente<br />

trovato impiego nelle fabbriche artigianali, ma lavoratori senza radice,<br />

mobili, appartenenti al sistema delle squa dre di lavoro, specialmente nell’immenso<br />

settore dei trasporti che servi vano la grande e crescente circolazione domestica<br />

delle merci.<br />

Erano all’opera analoghi processi anche nel settore agricolo? Se l’im presa familiare<br />

mostrava sorprendenti capacità di sopravvivere nel com mercio e nell’artigianato<br />

urbani nonostante la concorrenza, ancor più l’impresa agricola familiare<br />

continuò a essere la forma predominante nella campagna. Gli storici <strong>della</strong><br />

Repubblica Popolare amano indicare la com parsa, nel tardo Ming e nel medio<br />

Ch’ing, di un’agricoltura del tipo pian tagione — « latifondismo manageriale » —<br />

che si serviva di braccianti sa lariati per coltivare derrate commerciali su aree fino a<br />

cento acri, ma è chiaro che queste situazioni erano limitate ad alcune aree relativamente<br />

più sviluppate e che erano rare anche in tali aree. Ho notato in prece denza<br />

una tendenza verso la cessione <strong>della</strong> propria forza-lavoro eccedente da parte delle<br />

famiglie rurali, ma la singola famiglia rimaneva chiara mente l’unità manageriale<br />

dominante e coloro che erano abbastanza for tunati da accumulare un’eccedenza di<br />

terreno continuarono fino alla metà del secolo XX ad affittarla in pezzature grandi<br />

come campi unifamiliari o anche più piccoli. Fu nell’affitto dei terreni, però, che<br />

qualcosa di si mile al «capitalismo» penetrò nell’agricoltura cinese. Nelle regioni<br />

agrarie più progredite e commerciali, soprattutto nella prefettura di Soochow nel<br />

Kiangsu, il richiamo <strong>della</strong> vita cittadina, le guerre del tardo periodo Ming e i sommovimenti<br />

<strong>della</strong> Ribellione dei Taiping portarono un gran de numero di latifondisti<br />

ad allontanarsi dalle loro terre e a risiedere in città. Negli anni del dopo-Taiping<br />

si sviluppò un sistema di agenzie per l’incasso degli affitti ( tzu-chan ), che fece da<br />

intermediario tra i fitta voli e i proprietari dei terreni, residenti nelle città. Proprietari<br />

e fit tavoli non si conoscevano di persona: gli investitori compravano e ven devano<br />

appezzamenti di terreno e gli intermediari trattavano i terreni come gli agenti di<br />

cambio trattano le azioni 20 . Questo «latifondismo a distanza» comportava l’elevato<br />

sviluppo di un aspetto che spesso viene identificato con la produzione capitalistica:<br />

la netta separazione tra pro prietà e gestione. Ma il capitalismo che ne risultava<br />

apparteneva a un genere particolarmente sterile, che non portava allo spirito<br />

imprendito riale né alla raccolta di fondi per l’incremento del capitale.<br />

20 Yuji Muramatsu, «A Documentary Study of Chinese Landlordism in Late Ch’ ing and Early<br />

Republican Kiangnan» in Bulletin of the School of Orientai and African Studies, XXIX, 1966, pp. 566-99.

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