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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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L’antica civiltà <strong>della</strong> <strong>Cina</strong>: riflesioni su come divenne “cinese” 59<br />

e assunse un proprio potere ideologico e giuridico. I valori del nuovo culto degli<br />

antenati dovevano essere intimamente legati all’esistenza di forti dinastie, né certo<br />

il culto poteva nascere senza di esse. Il tradizio nale ideale cinese <strong>della</strong> famiglia estesa,<br />

in cui diverse generazioni convi vono sotto lo stesso tetto, è praticabile soltanto<br />

quando i membri <strong>della</strong> famiglia si abituano a dar più valore all’armonia di gruppo<br />

che all’indi pendenza personale. L’indottrinamento al valore dello hsiao (pietà o dovere<br />

filiale, obbedienza) — le cui radici si possono scorgere nei sacrifici dei re<br />

Shang, se non ancor prima nelle offerte poste nelle ‘sepolture neo litiche (si vedano<br />

le figg. 3 e 5) — creava una tale abitudine e una tale socializzazione. In quanto parte<br />

di un ricco vocabolario di stati di di pendenza familiare e religiosa e di obblighi (entro<br />

cui gli stessi regnanti si riferivano a se stessi chiamandosi «piccoli figli», come<br />

se fossero an cora sotto l’occhio vigile dei genitori morti) lo hsiao non era certo il<br />

tipo di virtù dinastica accettabile dagli dèi e dagli eroi mesopotamici e greci, così<br />

indipendenti e imprevedibili.<br />

Oltre al suo effetto sulle pratiche funebri e la convalida da esso data alla pietà<br />

filiale, il culto degli antenati ebbe importanti conseguenze de mografiche. Nella<br />

misura in cui il culto degli antenati richiedeva di pro creare «cultori» che ne proseguissero<br />

i sacrifici, l’escatologia <strong>della</strong> mor te nell’antica <strong>Cina</strong> incoraggiava in modo<br />

significativo la crescita <strong>della</strong> popolazione. Questa santificazione <strong>della</strong> posterità, e in<br />

particolare dei discendenti maschi, è un tema costante nelle iscrizioni dei bronzi del<br />

Chou Occidentale, che molte volte terminano con la formula: «Per una miriade di<br />

anni, possano i figli dei figli, i nipoti dei nipoti, conservare e usare (questo vaso)».<br />

La moltiplicazione dei discendenti ricorre come tema nel Libro delle odi ed è ribadito<br />

nel modo più articolato dal famoso detto di Mencio che il peggior crimine contro<br />

la pietà filiale è quello di non lasciare discendenti. L’obbligo supremo nei riguardi<br />

dei nostri antenati è quello di diventare noi stessi un antenato.<br />

Le considerevoli richieste del culto degli antenati, visibili nei doni sepolcrali del<br />

Neolitico e dell’Età del Bronzo, servivano anche a stimo lare la produzione di beni<br />

materiali. In termini sociali anziché economi ci, però, l’ordine che veniva «rivitalizzato»<br />

dal culto dei morti cinese era il lignaggio, il potere dei parenti anziani sui<br />

giovani, e i legami con servativi ed emotivi di affetto, obbligo e sfruttamento, che<br />

erano più forti <strong>della</strong> vita stessa.<br />

La fede negli antenati ebbe anche altre conseguenze. Anche se non<br />

c’è dubbio che i cinesi Shang e Chou veneravano i poteri o gli spiriti<br />

<strong>della</strong> natura — fiumi, montagne e figure <strong>della</strong> fertilità come Hou Chi<br />

(«Principe Miglio»), il leggendario antenato dei Chou — la tesi che que-

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