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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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La particolare arte <strong>della</strong> narrativa cinese 343<br />

Le tre letterature, osserva Hanan, sono sempre state vicine e si sono sempre<br />

influenzate reciprocamente 6 . La lingua popolare scritta, come letteratura di livello<br />

medio, è senza dubbio la più eclettica delle tre ed è la più fertile nello sviluppo del<br />

romanzo cinese. Entrambe le tradizio- ni scritte hanno attinto dalle convenzioni<br />

<strong>della</strong> narrazione orale, oltre che dalla musica, dal teatro e dalla poesia. Gli autori in<br />

lingua popolare in genere intercalavano nella narrazione versi (in cinese classico),<br />

canti, detti e ballate popolari, e tutto questo con tale abbondanza da far pas- sare in<br />

secondo piano la narrazione stessa.<br />

In generale, i narratori cinesi, nelle loro tre accezioni di cantastorie, romanzieri<br />

e compilatori di raccolte, prendevano voracemente a presti- to intrecci, dialoghi,<br />

poesie e detti ricavati da tutte le fonti a disposizio- ne. Di conseguenza, c’è un<br />

gruppo comune di intrecci che continua a circolare nei vari tipi di letteratura. Di<br />

alcune storie esistono decine di versioni diverse, che vanno dal racconto classico<br />

alla ballata poeti- ca, dal dramma alla storia in lingua parlata e persino romanzi che<br />

pos- sono collegare insieme un certo numero di storie preesistenti. Questa abbondanza<br />

di storie riciclate rende particolarmente complesso il la- voro degli storici<br />

<strong>della</strong> letteratura che cercano di seguire le tracce con- fuse dei vari prestiti, mentre<br />

quel che importava maggiormente al let- tore cinese non era l’originalità dell’autore,<br />

bensì l’abilità con cui dava una forma credibile al materiale preso a prestito,<br />

senza lasciar traspa- rire le cuciture.<br />

Come in Occidente, anche in <strong>Cina</strong> la narrativa si è evoluta dalle for- me più<br />

brevi a quelle più lunghe. La più antica narrativa cinese scritta (già molto diffusa nel<br />

secolo IV d. C.) era costituita di racconti molto brevi, novelle, osservazioni e aneddoti<br />

chiamati pi--chi, o semplicemente «brevi appunti», che in genere erano lunghi<br />

un solo paragrafo o due. Nel periodo T’ang (dal secolo VII al X) si sviluppò un tipo<br />

di storia un po’ più lungo e meglio definito, chiamato ch’uan--ch’i, narrazioni mera-<br />

vigliose (alla lettera, «ripetizione di meraviglie»). Sia gli autori di pi--chi sia quelli di<br />

ch’uan--ch’i amavano lo strano, il sovrannaturale e il bizzar- ro, anche se tra gli spunti<br />

del ch’uan---ch’i rientravano anche altri argomenti, come vicende d’amore, storie di<br />

cavalieri erranti e molti temi sto- rici. Nel secolo XVII il ch’uan---ch ‘i raggiunse la<br />

massima perfezione nel- l’opera di P’u Sung-ling, che scrisse un’affascinante raccolta<br />

chiamata<br />

Liao-chai chih-i (Racconti meravigliosi del Liao­chai [lo studio di P’u]).<br />

Questi racconti sono una strana unione di umorismo, satira, blando ero-<br />

6 Patrick Hanan, «The Development of Fiction and Drama» in Raymond Dawson (a cura di),<br />

The Legacy of China, London, Oxford University Press, 1964, pp. 115-43.

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