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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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Donne, matrimonio e famiglia nella storia cinese 251<br />

dova di un suo cugino superò il modello <strong>della</strong> Kung Chiang descritta nelle Biografie<br />

di grandi donne. Infatti, Kung Chiang resistette alle pres sioni dei genitori che la invitavano<br />

a risposarsi, ma non passò alla storia per qualche altra particolare qualità.<br />

La cugina di Lou, invece — anche lei con, da ragazza, il cognome Chiang — era<br />

rimasta vedova a ventisei anni con cinque figli di età variabile da due settimane a<br />

sei sui. La ma dre <strong>della</strong> donna aveva cercato di convincerla a risposarsi e i suoceri<br />

non sarebbero stati contrari a permetterglielo, ma lei si era rifiutata, spie gando che<br />

altrimenti non avrebbe potuto assicurare un futuro agli orfa ni. Di conseguenza,<br />

si dedicò ad amministrare i beni <strong>della</strong> famiglia, che sotto la sua direzione divenne<br />

grande e prospera 50 .<br />

Anche tra le persone relativamente comuni, l’idea che ci fosse qual cosa di sostanzialmente<br />

sbagliato in una vedova che si risposasse pare avesse una diffusione<br />

del tutto indipendente dagli insegnamenti di Ch’eng I o di Chu Hsi. La forza<br />

dell’idea si vede nelle storie di fantasmi in cui lo spirito del marito morto avverte la<br />

moglie di non risposarsi. In uno di questi casi, il marito, preoccupato del fatto che<br />

la moglie si compor tava troppo allegramente durante il periodo di lutto, le disse per<br />

bocca di uno sciamano: «Non puoi risposarti. Se lo farai, ti ucciderò» 51 .<br />

Anche i moralisti, naturalmente, esaltavano la castità delle vedove. Ssu-ma<br />

Kuang scrisse: « “Moglie “ significa un’unione uguale. Una volta unita a lui, lei non<br />

cambia per il resto <strong>della</strong> vita. Perciò, i sudditi fedeli non servono due padroni, e le<br />

donne caste non servono due mariti» 52 . Molto famoso, naturalmente, è il commento<br />

di Ch’eng I in risposta alla domanda se una vedova povera, senza nessuno che<br />

la sostenesse, potes se risposarsi: «Il problema è che la gente, negli ultimi tempi, ha<br />

un’ec cessiva paura <strong>della</strong> morte per assideramento, o d’inedia; per questo dice questo<br />

genere di cose. Ma morire d’inedia è poca cosa; invece, perdere la castità è una<br />

questione estremamente grave». Chu Hsi incluse questo passo nelle sue Riflessioni<br />

sulle cose a portata di mano e lo rese famoso 53 .<br />

Nonostante tutti concordassero sul fatto che fosse meglio non risposarsi,<br />

i secondi matrimoni delle vedove pare fossero straordinariamente<br />

frequenti nel periodo Sung 54 . La mia spiegazione è che per tutto il pe-<br />

50 Kung-k’uei chi, edizione Ts’ung-shu Chi-ch’eng, vol. 105, pp. 1486-1489.<br />

51 I-chien chih, ping 4, 482.<br />

52 Chia fan, Taipei, edizione Chung-kuo Tzu-hsueh Ming-chu Chi-ch’eng, vol. 8, p. 2b.<br />

53 “ Erh Ch’eng chi, Pechino, Chung-hua Shu-chii, 1981, i-shu 22b, 301; Wing-tsit Chan [traduttore],<br />

Reflections on Things at Hand: The Neo-Confucian Anthology compiled by Chu Hsi and Lii Tsu-ch’ien, New<br />

York, Columbia University Press, 1967, p. 177.<br />

54 Patricia Ebrey, «Women in the Kinship System of the Southern Song Upper Class»<br />

cit. Si veda anche Chu Jui-hsi, Sung-tai she-hui yen-chiu, Taipei, Hung-wen, 1986, pp. 132-39.

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