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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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L’arte cinese e il suo impatto sull’Occidente 307<br />

schiare l’accusa di volgarità, e agli occhi dei letterati cinesi non esi steva accusa<br />

peggiore.<br />

Il carattere di «suggerimenti» che hanno i dipinti dei letterati, unito a una certa<br />

goffaggine voluta, si può vedere in un famoso album di Huang shan del grande<br />

individualista del secolo XVII, Shih-t’ ao. Dice nella pre sentazione che si limita a<br />

giocare con il pennello. Eppure, Shih-t’ao avreb be considerato l’incompetenza in<br />

poesia o in calligrafia come qualcosa di imperdonabile. La sua vocazione sono le<br />

lettere; la pittura — almeno in apparenza — è solo il suo passatempo dilettantesco.<br />

Quando il letterato dipinge un paesaggio, raramente dipinge un luo go reale; se<br />

lo fa, il luogo è difficilmente riconoscibile. Piuttosto, come disse Su Tung­p’o, si<br />

limita a prendere «in prestito» le forme delle mon tagne, delle pietre e degli alberi<br />

come veicolo per l’espressione di senti menti e idee. Il paradosso è che i sentimenti<br />

dipinti riguardano la natu ra stessa. Ma sono generalizzati. E pur evitando l’accuratezza<br />

<strong>della</strong> rap presentazione (cosa che lascia ai professionisti) deve rendere i suoi<br />

pae saggi godibili come paesaggi; i paesaggi devono farci entrare nella natura e renderci<br />

tutt’uno con essa. Non sono semplicemente gesti espressivi fatti con il pennello,<br />

e niente di più. La rappresentazione e l’espressio ne, si potrebbe dire, sono in una<br />

condizione di conflitto creativo.<br />

La pittura dei letterati ha ancora un’altra dimensione, perché talvol ta il suo<br />

scopo principale non è tanto di rappresentare la natura o di esprimere sentimenti,<br />

quanto di fare da tramite nei rapporti sociali. Que sta dimensione è meravigliosamente<br />

esemplificata in molti dipinti dei letterati Ming e Ch’ing, eseguiti per ribadire<br />

l’amicizia, per testimonia re che si professano gli stessi valori, per ricordare il tempo<br />

trascorso in compagnia godendosi il vino, la poesia, la conversazione e la natura<br />

stessa. I temi paesistici sono spesso convenzionali; è l’iscrizione a rivelare che questi<br />

dipinti sono documenti profondamente umani. Questa caratteri stica tipicamente<br />

cinese è bene illustrata da un quadro di Wen Chia (si veda la fig. 29), esposto<br />

alla mostra The Literati Vision: Sixteenth Centu ry Wu School Painting and Calligraphy<br />

organizzata da Tita Hyland e te nutasi al Brooks Museum of Arts di Memphis<br />

unitamente al simposio sulla civiltà cinese all’Università di Stato di Memphis, in<br />

occasione del quale vennero originariamente presentati questo capitolo e vari altri<br />

del presente volume.<br />

Il letterato­pittore cinese, in quanto filosofo, cerca di estrarre l’es senza <strong>della</strong> natura<br />

e di vedere al di là delle forme visibili la realtà che sta dietro di esse. Eppure, anche i paesaggi<br />

più astratti, come alcuni di quelli dell’eccentrico del secolo XVII, Chu Ta (Pa­ta<br />

Shan­jen, 1625 ­1705?), sono distillati dell’« esperienza paesistica ». Lo stesso si può dire

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