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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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58 David N. Keightley<br />

no fare tra il bene e il male, ma tra due beni. Viceversa, nessuno degli antichi testi<br />

cinesi - con la possibile eccezione, come sempre, del Chuang tzu - adotta una concezione<br />

altrettanto distaccata e complessa <strong>della</strong> con dizione umana. Nell’antica letteratura<br />

cinese non incontreremo alcun passo analogo al grido disperato di Antigone:<br />

«Ah, Creonte, Creonte, chi di noi può dire che cosa sia malvagio per gli dèi? »; nel<br />

loro ottimi smo epistemologico, i cinesi pensavano di poterlo dire benissimo. I vinti<br />

venivano semplicemente etichettati come «intrinsecamente immora li» e il loro<br />

punto di vista non era mai giudicato degno di considerazio ne, né dal punto di vista<br />

storico né da quello drammatico. Dal Libro dei documenti’ (Sbu ching) a Mencio e oltre,<br />

gli ultimi re di una dina stia erano per definizione cattivi sovrani, e coloro che<br />

li rovesciavano erano persone che si era tenuti ad approvare senza fare domande,<br />

per sone per definizione buone; una «leale opposizione» non era concepibi le in<br />

alcun senso, e tanto meno era desiderabile o umana. Nell’antica letteratura cinese<br />

incontriamo ben pochi troiani; in genere, troviamo solo achei, solo vincitori 32 .<br />

5. Religione, lignaggio, città e commercio<br />

5.1. Il culto degli antenati: un costume strategico<br />

Nella misura in cui è possibile parlare di un costume strategico o di un’istituzione<br />

strategica nella mescolanza di variabili culturali <strong>della</strong> Ci na ­ «strategico»<br />

per la sua capacità di santificare tutti gli altri aspetti <strong>della</strong> vita e di legittimare e<br />

rafforzare i legami dinastici - questo sem brerebbe il culto degli antenati, con i<br />

suoi corollari politici riguardanti la gerarchia, la deferenza rituale, l’obbedienza e<br />

la reciprocità. A un certo punto, probabilmente ancora nel Neolitico, la commemorazione<br />

dei de funti - aspetto comune a molte delle antiche culture, non escluse<br />

la gre ca e la mesopotamica - forse in <strong>Cina</strong> divenne più ordinata e articolata,<br />

31 Si veda la voce Libro dei documenti nel Glossario.<br />

32 Anche nel ritratto dettagliato che Ssu-ma Ch’ien ci dà di Hsiang Yü — il grande antagonista<br />

dí Liu Pang, fondatore <strong>della</strong> dinastia Han — c’è poco di tragico nella sua sconfitta,<br />

che, se prendiamo sulla parola il Grande Storico, fu del tutto giustificata: «Non stupisce affatto<br />

che i signori feudali si ribellassero. Si vantava dei propri successi e amava mostrarli a tutti. Era<br />

ostinato nelle proprie convinzioni e non si atteneva alle pratiche stabilite... “E stato il Cielo —<br />

dichiarò — a distruggermi...” Oh, come si sbagliava!» (Watson, Records cit., p. 104). Anche se<br />

Ssu-ma Ch’ien qui si concede un’ironia, egli non ritrae affatto Hsiang Yü con il tipo di particolari<br />

simpatici e drammatici con cui Omero descrive Ettore. Anche se sono i difetti del carattere di<br />

Hsiang Yü a causare la sua fine, questa fine non è tragica perché il suo carattere non è presentato<br />

come degno di ammirazione.

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