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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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288 William T.Rowe<br />

Verso la fine del periodo Ming, anche le società erano divenute molto complesse:<br />

ai vari gradini tra soci amministratori e soci puramente pas sivi corrispondevano<br />

limiti specifici di responsabilità finanziaria, che ten devano a essere rispettati dai<br />

giudici nelle cause legali. Anche se non esisteva la grande invenzione del capitalismo<br />

occidentale, la partita dop pia, erano in uso tecniche opportune, capaci di valutare<br />

i margini di pro fitto, i beni patrimoniali e la solvibilità. Gli istituti bancari che<br />

sorsero alla fine del secolo XVIII offrivano un’ampia serie di strumenti di cre dito,<br />

e la società per azioni, con la sua capacità di rifinanziarsi quando le occorrevano<br />

capitali per crescere, si era già affacciata da tempo. An che la tecnologia per trasferire<br />

e gestire il denaro aveva raggiunto un livello molto elevato 15 . Inoltre in <strong>Cina</strong><br />

era sorto un sistema di agenzie, intermediazioni e rappresentanze più progredito<br />

di quello occidentale dell’epoca. Questo permise alla <strong>Cina</strong> di sviluppare un forte<br />

ed efficien te capitalismo commerciale senza le grandi imprese personali che erano<br />

state necessarie in Europa.<br />

Utilizzando queste tecniche, nell’organizzazione <strong>della</strong> produzione si assistette<br />

a numerosi cambiamenti. Il più noto è l’introduzione di fab briche artigianali di proprietà<br />

dei mercanti (tso-fang). Gli studiosi cinesi hanno collocato alla fine del secolo<br />

XVI, e nelle città altamente progre dite del basso corso dello Yangtze, l’origine di<br />

queste fabbriche per quanto riguarda la tessitura del cotone e <strong>della</strong> seta, la tintura,<br />

la fabbricazione <strong>della</strong> carta e delle candele 16 , anche se all’epoca non costituivano la<br />

ten denza più diffusa. Alcuni studiosi occidentali suggeriscono che, nella tes situra<br />

del cotone, le fabbriche artigianali divenissero la tendenza domi nante — nel basso<br />

Yangtze e in altre aree tradizionalmente dedite alla produzione tessile come lo<br />

Hunan e lo Hupeh — solo alla fine del secolo XIX e all’inizio del XX. A quell’epoca<br />

le fabbriche artigianali avevano ormai un rapporto di mutua dipendenza con<br />

l’industria meccanizzata: ad esempio, i filati di cui si servivano le fabbriche artigianali<br />

proveniva da filature meccaniche, cinesi o estere 17 . Come era già successo<br />

in Eu ropa, le fabbriche artigianali alla loro comparsa incontrarono una forte<br />

15 Si veda Imahori Seiji, «Shindai ni okeru goka no kindaika no hasu» [La moderniz zazione delle<br />

partecipazioni in affari nel periodo Ch’ing] in Tóyóshi kenkyyi i, 1, XVII, 1956, pp. 1-49; Teng t’o,<br />

«Ts’ung Wan­li tao Ch’ien­lung» [Da Wan­li a Ch’ien­lung] in Teng T’o, Lun Chung-huo li-shih chi ke<br />

wen-t’i [Su alcuni problemi <strong>della</strong> storia cinese], Pechino, San- ben Shu-tien, 1979, pp. 189-239.<br />

16 Uno dei primi studi su questo argomento è Fu I-ling, Ming-Ch’ing shih-tai shang-jen chi shang-yeh<br />

tzu-pen [Mercanti e capitale commerciale durante le epoche Ming e Ch’ing], Pechino, Jen-min ch’upan-she,<br />

1956.<br />

17 Albert Feuerwerker, «Handicraft and Manufactured Cotton Textiles in China, 1871­1910» in<br />

Journal of Economie History, 2, XXX, giugno 1970, pp. 338-78.

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