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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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L’arte cinese e il suo impatto sull’Occidente 311<br />

la loro produzione manca di qualsiasi vitalit໑. Lo scrittore portoghese Alvarez<br />

de Semedo, nella sua storia <strong>della</strong> monarchia cinese’, scrisse: «Nella pittura hanno<br />

maggiore curiosità che perfezione. Non sanno usare né l’olio né l’ombreggiatura in<br />

quest’arte ... Ma ora alcuni di loro, rice vuto da noi questo insegnamento, usano gli<br />

oli, e sono giunti a fare quadri perfetti». L’idea che ldpittura cinese fosse inferiore<br />

perché non usava i colori a olio, la prospettiva occidentale o il chiaroscurò sarebbe<br />

continuata fino al secolo XX.<br />

Ma ci fu almeno un’arte cinese che destò una profonda risposta nella mente<br />

europea nel secolo XVIII, che toccò la nostra sensibilità ed ebbe una profonda<br />

influenza sul gusto. Si tratta dell’arte cinese dei giardini. Anche se non visitò mai la<br />

<strong>Cina</strong>, Sir William Tempie nel suo Upon He roick Virtue (1683) descrisse il giardino cinese<br />

servendosi di un termine che era probabilmente una corruzione di una parola<br />

persiana, sharawadji o sharadj, giustamente definita dallo studioso tedesco Gustav<br />

Ecke co me «un apparente disordine che è in realtà ritmo mascherato ». Oggi non si<br />

potrebbe vedere e apprezzare questo «ritmo mascherato » meglio che nei giardini<br />

di Soochow.<br />

Una vaga coscienza del principio estetico su cui si basava il giardino cinese<br />

si rafforzò quando il missionario gesuita Matteo Ripa giunse a Londra nel 1724 e<br />

mostrò a Lord Burlington e a William Kent i suoi disegni dei giardini del palazzo<br />

d’estate imperiale di Chengte (Jehol). Come sarebbe accaduto nel secolo seguente,<br />

allorché le stampe giappo nesi contribuirono alla nascita dell’impressionismo,<br />

così ora i giardini cinesi, nel limite in cui erano conosciuti e intesi (o malintesi),<br />

suscitaro no dapprima in Inghilterra e poi nel resto dell’Europa una reazione<br />

contro i giardini rigidamente geometrici italiani e francesi, e contribuirono a<br />

far nascere quel giardino naturale che si accordava molto di più al gusto inglese;<br />

anche se qualche volta il giardino cinese giunse a essere rappre sentato in modo<br />

assurdo. Sir William Chambers, che aveva visitato bre vemente Canton negli anni<br />

1742-43 e che perciò avrebbe potuto evitar si tante gaffe, elencò varie categorie<br />

di giardino cinese, e una di esse era la « terribile». In realtà, le sue descrizioni era<br />

ispirate più alle visioni paesistiche violentemente romantiche (ante litteram) di<br />

Salvator Rosa che a quel che aveva visto in <strong>Cina</strong>. Ai suoi tempi, Chambers venne<br />

assai strapazzato; eppure, non avrebbe potuto dare una simile immagine del<br />

2 Citato in Michael Sullivan, The Meeting of Eastern and Western Art, ed. riv., Berke ley, University<br />

of California Press, 1989, p. 43.<br />

3 Alvarez de Semedo, History of that Great and Renowned Monarchy of China, trad. ingl., 105; ed.<br />

orig. 1641.

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