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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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I re saggi e le leggi nella tradizione cinese e in quella greca 123<br />

al di sopra delle sue vicissitudini e delle sue tentazioni. Un simile sovra no governa<br />

con prevedibilità e giustizia.<br />

Il tao è unico e universale. Perciò, le leggi che emanano da esso si applicano a<br />

tutti gli uomini, indipendentemente dai loro costumi e dalle loro tradizioni locali.<br />

Una simile base per la legge può servire bene il governante che non solo cerca di<br />

creare un impero unico ma che capisce anche la necessità di fondare un governo<br />

accettato come legittimo dalla popolazione da lui conquistata. Nonostante i numerosi<br />

interrogativi che questo interessante testo lascia senza risposta, il Ching-fa<br />

è importante perché mostra un collegamento fra etica, legge e metodi coercitivi.<br />

Dif ferisce dagli scritti confuciani perché preferisce una legge basata sulla natura<br />

a una basata sulle pratiche dei re saggi e differisce da quelli legi sti perché pone il<br />

bene del popolo al di sopra delle esigenze dello stato. Tuttavia, la sua visione di una<br />

comunità universale umana, sottoposta a comuni valori e a comuni vincoli, non è<br />

propria soltanto di tali scritti. I legisti patrocinavano leggi e pene uguali per tutti, e<br />

i confuciani basa vano la loro fede nel potere educativo dell’esempio del leader sul<br />

pre supposto che tutti gli uomini operano all’interno di una comune dimen sione<br />

morale.<br />

Viceversa, il pensiero greco classico era molto più esclusivista. Pla tone e<br />

Aristotele formularono la loro teoria politica nei termini del di ritto dei singoli cittadini<br />

di svolgere un ruolo attivo nella conduzione dello stato; ma i loro «cittadini»<br />

erano solo gli uomini liberi ed entram bi i filosofi ammettevano la schiavitù come<br />

cosa giusta e naturale 44 . Nell’antica <strong>Cina</strong>, gli schiavi erano trattati dalla legge in<br />

modo diverso dai cittadini quando si trattava di determinare la severità delle pene<br />

ma, sempre in base alle leggi, la loro condizione di schiavi non era perma nente.<br />

Nella società straordinariamente fluida <strong>della</strong> <strong>Cina</strong> Han e Ch’in, così come poteva<br />

capitare che un allevatore di porci diventasse grande segretario, si poteva cadere in<br />

schiavitù come punizione di un delitto, perché si era stati fatti prigionieri in guerra<br />

o per debiti 45 . Ma, cosa più importante, la schiavitù non era giustificata moralmente<br />

dai filosofi co me una condizione giusta e naturale né gli schiavi erano descritti<br />

come persone definitivamente irraggiungibili dall’esempio morale.<br />

Nei suoi scritti sulla legge naturale, Aristotele rifiutò le precedenti<br />

44 Si veda Vernant, Myth and Society in Ancient Greece cit., p. 82, per l’importanza psi cologica &sociale<br />

<strong>della</strong> schiavitù.<br />

45 Si veda C. Martin Wilbur, Slavery in <strong>Cina</strong> during the Former Han Dynasty, 206 B. C.- A.D. 25, New York,<br />

Russell & Russell, 1943. Donald Munro esamina le differenze tra il concetto di uguaglianza greco<br />

e quello cinese in The Concept of Man in Early China, Stan ford, Stanford University Press, 1969, pp.<br />

18-21, 178-82.

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