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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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L’antica civiltà <strong>della</strong> <strong>Cina</strong>: riflesioni su come divenne “cinese” 55<br />

erano recitate in competizioni teatrali davanti a un pubblico che poteva arrivare<br />

anche a quattordicimila cittadini e che, con il loro contenuto, criticavano o deridevano<br />

alcuni dei più saldi valori dello stato, pur es sendo finanziate almeno in parte<br />

da denaro statale; l’assenza di un’ana loga forma artistica e politica in <strong>Cina</strong> è un altro<br />

aspetto che differenzia le due culture.<br />

L’assenza di confronto drammatico si può anche scorgere in altre aree<br />

dell’espressione cinese. Ho già notato, ad esempio, la mancanza di ten sione narrativa<br />

nelle rappresentazioni pittoriche dei vasi hu del Chou Orientale (si veda la fig.<br />

1). Nel campo <strong>della</strong> prosa speculativa, una del le principali differenze tra gli scritti<br />

degli antichi filosofi cinesi e quelli di Platone è la grande quantità di particolari con<br />

cui Platone infarcisce le sue esposizioni, descrivendo il tempo, il luogo e le persone<br />

per dare forza drammatica alle conversazioni di Socrate. I detti di Confucio, in vece,<br />

sono di solito staccati dal tumulto emotivo suscitato dalla descri zione di una discussione<br />

tra individui ben delineati, svoltasi in una par ticolare occasione. Nei testi<br />

dei primi filosofi cinesi c’è ben poca tensio ne drammatica che si possa paragonare<br />

alla «tesa vivacità» e all’« attrito dialettico» dei dialoghi di Platone 27 . Una così felice<br />

incarnazione del generale nel particolare è una caratteristica dell’arte dei greci, <strong>della</strong><br />

loro filosofia e <strong>della</strong> loro concezione degli immortali. In <strong>Cina</strong>, viceversa, nel l’arte,<br />

nella filosofia e nella religione l’individuo è immerso in interessi più generali.<br />

Questa assenza di tensione drammatica nella filosofia e nell’arte si collega<br />

all’attenzione cinese per una gerarchia sociale ritualizzata: at tenzione che vediamo<br />

affacciarsi fin dalle iscrizioni sulle ossa oracolari del periodo Shang e che<br />

giunge a compimento nei classici testi di rituale del Chou Orientale e dello Han.<br />

I li cinesi erano canoni di decoro, reci procità e considerazioni etiche, basati sul<br />

rango e dipendenti dal ruolo, che valevano per la sfera religiosa, per quella sociale<br />

e per quella politi ca; con la loro stessa natura sottintendevano che gli interrogativi<br />

sociali fondamentali fossero già stati risolti in favore di uno status<br />

quo patriar cale. L’ideale del comportamento sociale è noto: «Il padre deve essere<br />

un padre, il figlio un figlio»; l’unico punto in discussione — ben esemplificato<br />

nel primo Han con il catechismo morale esoterico dei commenta­<br />

27 Le frasi sono di Alvin W. Gouldner, Enter Plato: Classical Greece and the Origins of Social<br />

Theory, New York, Basic Books, 1965, pp. 361, 385. Anche nel Chuang Tzu A. C. Graham nota la<br />

rarità di «dibattiti veri» in cui «i portavoce del moralismo... e <strong>della</strong> pratici tà... dicano la loro prima<br />

di essere confutati»; A. C. Graham, Chuang Tzu: The Seven Inner Chapters ond other Writings from the<br />

Book «Chuang-tzu», London, Allen & Unwin, 1981, p. 234.

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