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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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Scienza e medicina nella storia cinese 199<br />

pace di racchiudere tutte le scienze. Conoscere era un’attività in cui le operazioni<br />

razionali dell’intelletto non erano nettamente staccate da quello che chiameremmo<br />

intuizione, immaginazione, illuminazione, estasi, per cezione estetica, impegno morale,<br />

o esperienza sensuale. Le varie scienze, diversamente da quelle europee, non<br />

erano inscritte nella cornice delle filosofie del loro tempo né sottomesse alla teologia<br />

(che in Estremo Orien te non esisteva). Le scienze si svilupparono in modo assai<br />

più indipen dente tra loro. I praticanti di ciascuna scienza ampliarono e rividero i<br />

concetti e le ipotesi sulle realtà fisiche con cui era iniziata la loro scienza specifica<br />

(le singole scienze nacquero tra il secolo II a. C. e il I d. C.). Nel corso dei secoli,<br />

raramente risposero in modo diretto alle innovazioni filosofiche contemporanee.<br />

Ad esempio, Chu Hsi (1130­1200), forse il più influente filosofo morale degli<br />

scorsi duemila anni, si interessò pro fondamente di astrologia e cosmologia, ma le<br />

sue conoscenze di questi argomenti erano nettamente superate; gli astronomi gli<br />

resero la pari glia ignorando le sue opinioni sul cielo, che spesso erano tutt’altro che<br />

esatte. Potevano far valere una simile autonomia perché non c’era nes suna istituzione<br />

che imponesse sopra di loro l’autorità di Chu Hsi. Questo è chiaramente in<br />

contrasto con le istituzioni didattiche europee, dall’Ac cademia platonica al Liceo<br />

aristotelico o alle università medievali e a quelle moderne, in cui le scienze naturali<br />

erano subordinate alla filosofia.<br />

Anche se in <strong>Cina</strong> le scienze costituivano campi relativamente auto nomi all’interno<br />

del sapere, c’erano netti limiti a quel che ci si attendeva da loro. Gli scienziati<br />

erano ben consapevoli dell’aumento <strong>della</strong> co noscenza e <strong>della</strong> maggiore capacità di<br />

previsione, ma non incontriamo mai la convinzione che con il passare del tempo<br />

tutti i fenomeni avreb bero finito per cedere i loro segreti. Piuttosto, la generale<br />

convinzione era che i processi naturali costituissero uno schema di relazioni costanti<br />

troppo sottili e troppo varie per essere comprese totalmente da quella che<br />

chiameremmo ricerca empirica e analisi matematica. La spiegazione scientifica si<br />

limitava a esprimere, agli scopi umani finiti e pratici, par ziali e indirette immagini di<br />

quel tessuto. Lo disse con grande chiarezza Shen Kua (1031­1095), genio poliedrico<br />

che coprì la carica di astrono mo di corte e che diede validi contributi a quasi<br />

tutte le scienze.<br />

Coloro che parlano delle regolarità che stanno alla base dei fenomeni, a quanto<br />

pare, riescono a concepirne le tracce grezze. Ma anche queste regolarità hanno<br />

propri aspetti molto sottili, che coloro che si basano sull’astronomia matematica<br />

non possono conoscere. Eppure, anche queste non sono che tracce.<br />

Quan to ai processi spirituali descritti nel Libro dei mutamenti che «quando sono stimolati,<br />

penetrano ogni situazione del reame», le semplici tracce non hanno nulla<br />

a che vedere con loro. Questa condizione spirituale con cui si ottiene una pre-

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