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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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La particolare arte <strong>della</strong> narrativa cinese 351<br />

lare a volontà sulla «verga <strong>della</strong> scimmia»). Anche se Hsuan­tsang di­ pende in<br />

tutto e per tutto dai poteri di Scimmiotto per assicurarsi la salvezza, l’audacia<br />

e l’impulsività di questi sono anch’esse una minac- cia, perché la scimmietta è<br />

così svelta, così energica e così disinibita da dimenticarsi costantemente dello<br />

scopo religioso del viaggio e da cerca- re l’avventura. Quel che tiene in riga lo<br />

Scimmiotto è un sottile cerchio di metallo che porta attorno alla testa e che è sotto<br />

il comando di Hsuan- tsang; il monaco può stringerlo a volontà, procurando allo<br />

Scimmiotto un mal di testa così terribile da costringerlo a obbedire a dispetto di<br />

se stesso. L’interazione reciproca dei tre personaggi ricorda il grande dialogo tra<br />

Don Chisciotte e Sancho Panza. L’immaginazione e l’ener- gia dello Scimmiotto<br />

lo spingono al di là di ogni aspettativa dei compa- gni eppure, molte volte, è il<br />

buon senso di questi ultimi a salvarlo dalla rovina.<br />

Lo Hsi-yu chi è un romanzo complesso che si può leggere e apprezza- re a<br />

molti livelli. Anche se tecnicamente è un romanzo buddhista sulla ricerca dell’illuminazione,<br />

esso ironizza sul buddhismo come su ogni al- tra istituzione umana.<br />

L’entourage dello stesso Buddha è corrotto come qualsiasi ufficetto aperto al pubblico<br />

<strong>della</strong> sottopagata burocrazia con- fuciana. Eppure, nonostante le frecciatine<br />

satiriche contro i buddhisti, il romanzo si presta anche a un’interpretazione allegorica<br />

buddhista, o, più genericamente, a un’interpretazione allegorica buddhistataoista­<br />

confuciana. Il viaggio di Hsuan­tsang e dei suoi compagni è una «cer­ ca<br />

» religiosa in cui ciascuno dei partecipanti deve affrontare un tipo di­ verso di<br />

tentazione. Se Porcellino deve superare gli appetiti e le bramo- sie animali, Hsuantsang<br />

deve imparare a superare le sue paure persona- li e Scimmiotto deve imparare<br />

ad accettare con umiltà alcuni limiti nel- la sua ricerca di potere e conoscenza.<br />

Attraverso la commedia e la satira brillano quelli che si potrebbero chiamare un<br />

divertimento taoista di fron- te alle assurdità umane, una critica buddhista contro<br />

l’avidità e il mate- rialismo e un invito confuciano alla moderazione in tutte le cose.<br />

Nello Hsi-yu chi, Wu Ch’eng­en (e gli altri autori anonimi) hanno creato una favola<br />

universale delle debolezze umane in un coerente mondo di im- maginazione e<br />

inventiva, capriccio comico e intuizione filosofica.<br />

Un’altra opera <strong>della</strong> fine del secolo XVI, ma di genere molto diver­ so, contrassegna<br />

un altro progresso altrettanto grande nel romanzo ci- nese. Il Chin P’ing<br />

Mei 14 [nome di tre donne che compaiono nel libro] 15<br />

14 Si veda la voce Wang Shih-cheng nel Glossario.<br />

15 Il romanzo esiste anche in un’edizione condensata in un solo volume, tradotto da<br />

una versione tedesca di Franz Kuhn: Bernard Miall [traduttore], Chin P’ing Mei, Toms River,

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