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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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112 Karen Turner<br />

era più interessato al reale funzionamento degli organismi politici che alle loro impalcature<br />

teoriche, e come i cinesi non si limitò a guardare il suo mondo, ma giunse<br />

anche a dire come dovesse essere. Aristotele giudicava la condizione umana inevitabilmente<br />

complessa, dilaniata da esigenze e doveri conflittuali e contrassegnata da<br />

un gioco reciproco fra fortuna e scelta razionale che sarebbe stato in grado di far<br />

vacillare la decisione dei migliori degli uomini 17 .<br />

Le idee aristoteliche sull’importanza delle leggi nel governo possono forse nascere<br />

da questa preoccupazione per la fragilità dell’uomo giu sto. Aristotele condivideva<br />

la convinzione dei primi confuciani che le leggi punitive non fossero necessarie<br />

in un mondo ideale, ma riconosce va che assumevano un’importanza fondamentale<br />

per mantenere l’ordi ne. Inoltre sottolineava che una Legge superiore dovesse fare<br />

da fonda mento allo stato, e, come gli scrittori confuciani, riteneva che lo stato esistesse<br />

non per se stesso, ma per fornire un corretto ambiente ai suoi cittadini 18 .<br />

Aristotele non condivideva la convinzione di Platone che il bene supremo, la fonte<br />

di tutti i valori, risiedesse nell’intelletto del go vernante saggio, il cui talento sarebbe<br />

riuscito a cementare tutti i citta dini dello stato, portandoli a una coesistenza pacifica<br />

e produttiva. Ma Aristotele, al pari di Platone, si mostrò vacillante sul ruolo <strong>della</strong><br />

legge nel governo quando ammise che un uomo eccezionalmente saggio po tesse a<br />

volte agire al di sopra <strong>della</strong> legge. Inoltre Aristotele non aveva molto rispetto per le<br />

leggi scritte, a meno che non si basassero su princì pi equi, senza tempo, che trascendevano<br />

la creazione umana.<br />

In <strong>Cina</strong>, i primi confuciani speravano nella comparsa di saggi che fos sero capaci<br />

di emulare i re giusti del tempo antico e che si lasciassero guidare sia dal rituale<br />

sia dai consigli dei dotti come lui. Naturalmente, questi re saggi avrebbero<br />

governato in modo più efficace e umano di quanto non potessero fare un corpus<br />

di leggi fisse e un insieme di istitu ti politici impersonali. I confuciani credevano<br />

che l’insegnamento costi tuito dal forte esempio di un governante morale<br />

potesse creare un ordi ne più duraturo di quello delle leggi, che potevano essere<br />

aggirate una volta rese pubbliche e non più legate a preoccupazioni etiche.<br />

Né Con fucio né Mencio proposero una società senza leggi punitive per i gover-<br />

17 Come sostiene Margaret C. Nussbaum nel suo brillante studio The Fragility of Good ness:<br />

Luck and Ethics in Greek Tragedy and Philosophy, Cambridge, Cambridge University Press,<br />

1986, Aristotele, in netto contrasto con Platone, «vuole esaminare — e in un certo senso conservare<br />

come vera — l’idea che la fortuna abbia una seria influenza sul vivere retta mente e che<br />

la vita retta sia vulnerabile e possa venire cambiata da un incidente» (p. 322).<br />

18 Si veda Alexander D’Entreves, The Notion of The State: An Introduction to Political<br />

Theory, Oxford, Oxford University Press, 1967, per un’utile analisi delle idee di Aristotele sul<br />

governo.

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