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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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308 Michael Sullivan<br />

dei dipinti a olio di un maestro del nostro secolo, Zao Wou­ki (Chao Wu­chi; si<br />

veda la fig. 30), che oggi vive a Parigi. Quando incontrai per la prima volta questo<br />

artista, gli dissi che l’« espressionismo astratto» dei suoi quadri mi ricordava i paesaggi.<br />

A quell’epoca, i critici francesi lo accusavano di non dipingere astrazioni<br />

«pure». Ma il mio commento gli fece piacere; e infatti osservò: «Naturale che sono<br />

dei paesaggi! »<br />

Il pittore contemporaneo Wu Kuan-chung, che lavora a Pechino, ha spesso<br />

detto che, come il filo di un aquilone, un vincolo sottile collega l’artista al mondo<br />

visibile <strong>della</strong> natura e che quanto sia teso il filo non ha importanza, purché non si<br />

spezzi. Eppure, possiamo chiedere noi, perché non dovrebbe spezzarsi? Perché<br />

non creare come Mondrian pu re astrazioni senza alcun riferimento con la natura?<br />

La risposta dei cine si a questa domanda si collega alla loro convinzione che l’arte<br />

completa mente non figurativa sia «neutra» e incompleta. È noto che le autorità culturali<br />

<strong>della</strong> <strong>Cina</strong> di Mao vietarono l’astrattismo in quanto «formali smo borghese».<br />

Segno dei tempi, inutile dirlo, ma in <strong>Cina</strong> l’ostilità al l’ astrazione pura è più antica<br />

e più profonda dell’ideologia maoista. L’a strazione è accettabile nelle arti decorative<br />

e anzi ne è la base. Ma per i cinesi la pittura non è solo la creazione di forme,<br />

per quanto belle: è molto di più. Quando chiesi al pittore Huang Yung-yü la sua<br />

impressio ne sulle opere astratte da lui viste al Whitney Museum di New York, egli<br />

rispose: « Mei-yu i-ssu [Non hanno significato] ». In altre parole, era no solo forma.<br />

E per Huang Yung-yü, che, come tutti gli artisti cinesi, ha una concezione olistica<br />

dell’unità tra l’arte e ogni altro aspetto <strong>della</strong> conoscenza e dell’esperienza, la forma<br />

non è abbastanza. Come ha os servato Tu Wei-ming, in <strong>Cina</strong> tutte le modalità<br />

dell’essere nell’univer so sono considerate collegate tra loro 1 . Tuttavia, forse in <strong>Cina</strong><br />

si avvi cina il momento in cui l’astrattismo puro verrà riconosciuto, come già in<br />

Occidente, come un approccio più sottile e più raffinato alla realtà che non il realismo<br />

figurativo.<br />

E la calligrafia? — Si potrebbe chiedere — la calligrafia non è un’arte puramente<br />

formale? Niente affatto, rispondono i cinesi. Per quanto sia bella la scrittura, essa<br />

è «arte astratta» solo per chi non sa leggerla! Il contenuto <strong>della</strong> frase non può non<br />

essere un elemento essenziale nella bellezza del tutto. Non c’è bisogno che sia particolarmente<br />

profondo o particolarmente ispirato, anche se tali qualità aumentano<br />

senza dub bio il pregio dello scritto. Viceversa, nessun esempio di calligrafia cine­<br />

1 Tu Wei­ming, «The Continuity of Being• Chinese Visions of Nature» in Tu Wei ming, Confucian<br />

Thought: Selfhood as Creative Transformation, Albany, State University of New York Press, 1985, p. 43.

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