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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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206 Nathan Sivin<br />

3.3. Acustica matematica<br />

La terza delle scienze quantitative studiava le relazioni matematiche tra i suoni<br />

e gli apparati fisici che li producevano. I pitagorici del secolo VI a. C., si dice spesso,<br />

motivarono venticinque secoli di esplorazione scientifica con la loro convinzione<br />

che il numero e la misura fossero alla base di ogni ordine percepito in natura, anche<br />

di quegli aspetti che sem bravano puramente qualitativi. La fede dei pitagorici<br />

nasceva dalla sco perta che i principali intervalli musicali prodotti suonando corde<br />

di lun ghezza diversa sono legati da rapporti semplici (una corda avente metà<br />

lunghezza dà l’ottava, una avente lunghezza di due terzi dà la quinta e così via).<br />

Anche l’armonia cinese era un’analoga mescolanza di mate matica e numerologia e<br />

si occupava delle dimensioni dei tubi di risonan za. Questi tubi standard davano le<br />

frequenze campione per le campane rituali e i sonagli di pietra.<br />

L’impostazione in Oriente e in Occidente non era la stessa. Mentre i pitagorici<br />

procedevano suddividendo l’ottava, i cinesi moltiplicavano ripetutamente la lunghezza<br />

<strong>della</strong> corda per due o per quattro terzi, per generare una serie (o «spirale»)<br />

di quinte all’interno dell’ottava. Il desi derio di trarre dall’acustica il massimo significato<br />

aveva le stesse ambi zioni ai due capi dell’Eurasia. Per dare un solo esempio, i<br />

cinesi adotta rono le loro canne d’organo come standard metrologici di lunghezza,<br />

vo lume e (indirettamente) peso.<br />

In <strong>Cina</strong> l’acustica non è interessante solo per il collegamento che viene a porre<br />

tra numeri e natura, ma anche per la sua applicazione all’esecu zione musicale,<br />

soprattutto alla musica cerimoniale di corte. La musica, come l’astronomia, era<br />

coltivata come un attributo <strong>della</strong> figura carisma tica dell’imperatore.<br />

Nel 1978 un gruppo di sessantacinque complesse campanelle di bron zo con<br />

iscrizioni in oro è stato recuperato da una tomba del secolo V a. C. Le campanelle<br />

producono suoni in un intervallo che copre cinque ottave; ciascuna produce due<br />

note legate tra loro, quando viene colpi ta in due punti diversi, una caratteristica che<br />

deve avere richiesto lun ghe prove per tentativi ed errori da parte di artigiani quasi<br />

certamente illetterati 7 .<br />

7 Si veda Sinyan Shen, «Acoustics of Ancient Chinese Bells», Scientific American, 4, CCLVI, aprile<br />

1987, pp. 104-10. Per la teoria dell’armonia in cui rientravano queste campa ne, si veda Cheng-Yih<br />

Chen (Ch’eng Chen­i), «The Generation of Chromatic Scales in the Chinese Bronze Set­Bells of the<br />

­5th Century» in Cheng­Yih Chen (a cura di), Science and Technology in Chinese Civilization, Singapore,<br />

World Scientific, 1987, pp. 155­97.

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