31.05.2013 Views

L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

230 Patricia Ebrey<br />

sone più istruite un certo agnosticismo nei riguardi degli antenati come spiriti che<br />

rispondevano alle offerte 8 . Nello stesso tempo, però, si han no le prove di una diffusione<br />

del culto degli antenati anche all’esterno dell’élite. Con la dinastia Han, il<br />

culto degli antenati e i complessi riti funebri e sepolcrali erano ampiamente praticati<br />

dalla classe superiore, ma erano importanti anche presso i contadini. Spesso, persone<br />

di con dizione modesta rischiavano la salute per eseguire lunghi o esagerati riti<br />

funebri per i genitori, dormendo in capanne, con abiti inadatti e cibo insufficiente.<br />

Verso la fine del periodo Han vennero costruite grandi tombe per tutti coloro che<br />

potevano permettersele, e l’arte mortuaria suggerisce la presenza di forti credenze<br />

popolari nei fantasmi e nella pos sibilità, da parte dei discendenti, di rendere più<br />

agevole l’esistenza dei genitori nell’oltretomba. Anche membri relativamente di<br />

basso livello dell’élite costruivano a volte templi ancestrali di pietra accanto alle<br />

tombe dei genitori, allo scopo di fare loro offerte. Parte di questo modo di agi re era<br />

solo per « figura», ma la forza dell’atteggiamento religioso che stava dietro queste<br />

manifestazioni non va trascurata.<br />

Forse, altrettanto importante quanto la diffusione dei riti ancestrali fu la diffusione<br />

dei cognomi patrilineari. Nell’epoca classica, spesso i co muni cittadini non<br />

avevano cognome e anche i cognomi degli aristocra tici erano alquanto confusi. In<br />

epoca Chou, hsing definiva il gruppo del le persone con cui non ci si poteva sposare<br />

e gli shih erano usati come patronimico nel riferirsi alle persone. In altre parole, i<br />

nobili avevano non solo un «nome di clan» (hsing) basato sulla comune origine da<br />

un antenato lontano, forse mitico, ma anche un «nome di famiglia» locale (shih) che<br />

non sempre indicava rapporti di consanguineità. Il vero inizio del moderno sistema<br />

di cognomi patrilineari pare sia venuto con l’unifi cazione <strong>della</strong> <strong>Cina</strong> da parte <strong>della</strong><br />

dinastia Ch’in e con il suo tentativo — riuscito — di registrare l’intera popolazione.<br />

Da allora in poi, i vari no mi con cui la gente era stata chiamata divennero i «cognomi»<br />

(oggi uni formemente chiamati hsing) da trasmettere ai discendenti patrilineari.<br />

Questi cognomi vennero considerati l’indicazione di un legame di paren tela e permisero<br />

a tutti di riconoscersi in una linea di discendenza patri lineare e di vedersi<br />

come parte di una «continuità dinastica». La diffu sione dei cognomi contribuì così<br />

alla diffusione dell’ideologia patrilineare.<br />

8 Hsun Tzu è particolarmente interessante a questo proposito. Egli scrisse che «i riti sacrificali<br />

hanno origine dalle emozioni <strong>della</strong> rimembranza e dal dolore <strong>della</strong> perdita dei de funti». Per i gentiluomini<br />

che ne comprendono lo scopo, «essi sono parte <strong>della</strong> via dell’uo mo: per la gente comune sono<br />

qualcosa che appartiene allo spirito». Si veda Burton Watson [traduttore], Basic Writings of Mo tzsu,<br />

Hsun Tzu, and Han Fei Tzu, New York, Columbia University Press, 1967, pp. 109-10.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!