31.05.2013 Views

L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

I re saggi e le leggi nella tradizione cinese e in quella greca 117<br />

sato per legittimare il ruolo legislativo del governante; ma, come i con fuciani, interpretava<br />

il passato nel modo a lui più conveniente. I confu ciani presentavano gli<br />

antichi re saggi come trasmettitori <strong>della</strong> legge. Il Signore di Shang li ritraeva come<br />

legislatori attivi.<br />

Il Signore di Shang è stato additato fin dall’epoca Han come il prin cipale colpevole<br />

del rinnegamento <strong>della</strong> tradizione, responsabile di pa trocinare quella spietata<br />

teoria di legge punitiva che alla fine sarebbe stata usata dallo stato del Ch’in per<br />

distruggere non solo i re degli altri territori, ma anche la cultura del passato. Il fatto<br />

che queste politiche fossero radicali anche nella sua epoca si può vedere dal dibattito<br />

da esse causato alla corte del duca Hsiao di Ch’in nel 359 a. C. sull’opportunità<br />

di cambiare le antiche leggi dello stato 32 : «Io intendo, ora, alterare le leggi in modo<br />

da ottenere un governo ordinato, e riformare i riti in mo do da insegnare al popolo,<br />

ma temo che l’impero mi critichi». Infatti il tipo di critica che gli sarebbe stata<br />

mossa viene subito espressa da uno dei suoi ministri, Kan Lung: «Ho udito dire:<br />

“un saggio ottiene il buon governo senza alterare le leggi”... Ora se vostra Altezza<br />

altera le leggi senza aderire alle antiche usanze dello stato di Ch’in e riforma i riti<br />

per insegnare al popolo, temo che l’impero criticherà vostra Altezza e desi dero che<br />

ponderiate bene la questione».<br />

Il Signore di Shang difese la riforma con la scusa che un passato così vario<br />

e complesso non poteva servire di modello al presente: «Gli impe ratori e i re<br />

[dell’antichità] non si sono copiati a vicenda; quali sono, dunque, i riti da seguire?»<br />

Ammette che le abitudini <strong>della</strong> gente dovreb bero essere comprese bene, prima di<br />

cambiare le leggi, e si richiama al passato per sostenere che la riforma doveva offrire<br />

premi al popolo: «Ho sentito dire che quando gli illuminati principi dell’antichità<br />

davano le leggi, la gente non era malvagia... perché quelle leggi erano chiare e il<br />

popolo ne beneficiava ».<br />

Ma avvertiva il governante di non ascoltare la folla né gli studiosi che avrebbero<br />

cercato di confonderlo. La legge, non i suoi consiglieri, favoriva il pensare<br />

chiaro e l’agire tempestivo. In un altro passo, venia mo a sapere che per il Signore<br />

di Shang il governante poteva fare le leg gi, ma anch’egli ne era vincolato: «Un re<br />

illuminato è cauto per ciò che riguarda le leggi e i regolamenti. Non ascolta parole<br />

che non siano in centrate sulla legge, e non loda azioni né esegue opere che non<br />

facciano perno sulla legge» 33 . In tutta la sua opera, il Signore di Shang pone co-<br />

32 Il dibattito è riportato nello Shang-chiin-shu, 1.1a-2b. Si veda Duyvendak, pp. 167-75 per una traduzione<br />

inglese [trad. ital. cit. pp. 144-148].<br />

33 Shang-chiin-shu, 5.7b.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!