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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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198 Nathan Sivin<br />

Quel che sappiamo delle antiche arti manifatturiere non ci viene dalle persone<br />

stesse che vi lavoravano, ma da letterati che scrivevano per al tri dilettanti come<br />

loro o da funzionari che scrivevano per i loro colleghi che manifestavano qualche<br />

curiosità sul lavoro delle classi inferiori. Co me scriveva nel 1637 il dotto compilatore<br />

<strong>della</strong> grande enciclopedia tec nica: «Mentre il riso migliore cuoce con fragranza<br />

nella cucina del pa lazzo, forse uno dei principi desidererà conoscere la forma degli<br />

attrezzi da lavoro del contadino; o mentre gli addetti al guardaroba imperiale tagliano<br />

abiti di broccato, un altro dei principi potrà chiedersi quali sia no le tecniche <strong>della</strong><br />

tessitura <strong>della</strong> seta». Ecco dunque i casi in cui un funzionario dello stato poteva<br />

sentire il bisogno di consultare il libro. «Ma l’ambizioso letterato lasci questo libro<br />

sulla sua scrivania e non perda altro tempo su di esso; è un’opera che non ha niente<br />

a che vedere con l’arte <strong>della</strong> carriera nel mondo dei funzionari pubblici» 2 .<br />

Come si vede, sia in <strong>Cina</strong> sia in Europa, prima dell’epoca moderna la scienza<br />

e la tecnica viaggiavano per conto proprio. I filosofi naturali imparavano dalle tecniche<br />

che venivano praticate attorno a loro, alme no nella misura dettata dalla loro<br />

curiosità, ma quello che leggevano nei libri contava assai di più. Il lavoro degli artigiani<br />

non dipendeva dalle superiori conoscenze scientifiche delle classi superiori.<br />

2. Scienza e conoscenza in <strong>Cina</strong><br />

In Europa, fin dall’epoca classica, le varie scienze hanno fatto parte di una singola<br />

struttura che comprendeva ogni conoscenza sistematica razionale. Erano parte<br />

<strong>della</strong> scientia ed erano la parte che si occupava <strong>della</strong> natura. Quando, all’inizio del<br />

secolo XVII, in Inghilterra, France sco Bacone (1561­1626) cominciò a inventare<br />

una fisica in cui l’esperi mento era la chiave che permetteva di discernere il vero dal<br />

falso, e in Italia Galileo Galilei (1564­1642) immaginò un universo di movimenti<br />

fisici che potevano essere misurati e calcolati, questi due tipi di scienza — la scienza<br />

sperimentale e quella matematica — per qualche tempo si svilupparono separatamente<br />

l’uno dall’altro. Ma erano ancora visti co me parti di una sola ricerca.<br />

In <strong>Cina</strong> non c’era una singola struttura di conoscenza razionale ca-<br />

2 Sung Ying-hsing, T’ien-kung K’ai-wu: Chinese Technology in the Seventeenth Century, trad. ingl. di E-tu<br />

Zen Sun e Shiou­chuan Sun, University Park, Pennsylvania State Univer sity Press, 1966, pp. XIII-<br />

XIV. Un’altra traduzione dell’enciclopedia tecnologica che merita di essere consultata è Li Ch’iaop’ing<br />

e altri [traduttori], Tien-kung-kai-wu: Exploitation of the Work of Nature, Chinese Culture Series, 3,<br />

Taipei, China Academy, 1980.

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