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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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154 Tu Wei-Ming<br />

gia vitale» (ch’i) e sostenne anche l’unità del principio (li), paragonabile all’idea di<br />

legge naturale, e la molteplicità delle sue manifestazioni quando il principio si espri-<br />

me attraverso l’energia vitale. Come articolo di fede, pronunciava le prime righe<br />

dell’Iscrizione d’Occidente: «Il Cielo è mio padre e la terra è mia madre, e anche una<br />

piccola creatura come me stes so trova un riparo in mezzo a loro. Perciò considero<br />

mio corpo quel che riempie l’universo e considero mia natura quel che dirige l’uni-<br />

verso. Tutti gli uomini sono miei fratelli e sorelle, e tutte le cose sono mie compa-<br />

gne». Questi temi di una reciprocità tra Cielo e umanità, di fratellanza spi rituale fra<br />

tutte le persone, di armonia tra umanità e natura, furono portati a fruizione nella<br />

definizione dell’umanità dicendo che «forma un solo corpo con tutte le cose». Per<br />

lui, la presenza del principio celeste (T’ien li) in ogni cosa, compresa la natura uma-<br />

na, permette alla mente umana di purificarsi con spirito reverente. Ch’eng I, se-<br />

guendo l’esempio del fratello, formulò il famoso detto: «La coltivazione <strong>della</strong> pro-<br />

pria perso nalità richiede reverenza; l’ampliamento <strong>della</strong> conoscenza consiste nel-<br />

l’investigazione delle cose». Tuttavia, riferendosi in particolare all’«in vestigazione<br />

delle cose» (ko-wu), sollevò dubbi sulla correttezza di por re esclusivamente l’atten-<br />

zione sull’illuminazione interna <strong>della</strong> mente nel l’autocoltivazione confuciana, come<br />

aveva fatto il fratello. La dottrina <strong>della</strong> mente patrocinata da Ch’eng Hao e l’investi-<br />

gazione delle cose so stenuta da Ch’eng I divennero due distinte modalità di pensiero<br />

nel con fucianesimo Sung 38 . Chu Hsi, che seguì la scuola di Cheng I che dava risalto<br />

all’«investi gazione delle cose» e che implicitamente rifiutò la scuola <strong>della</strong> mente di<br />

Ch’eng Hao, sviluppò uno schema di interpretazione e di trasmissio ne <strong>della</strong> via<br />

confuciana che per secoli ha definito il progetto confuciano non solo per i cinesi<br />

ma anche per coreani e giapponesi 39 . Se, come hanno detto vari autori, c’è un con-<br />

fucianesimo che è una forma a sé stante di spiritualità asiatica, questo è il confucia-<br />

nesimo di Chu Hsi. Il mae stro Chu ricostruì virtualmente la tradizione confuciana,<br />

dandole nuo vo significato, nuova struttura e nuovo tessuto. Fu assai più che l’auto­<br />

38 Sulla filosofia dei fratelli Ch’eng si veda A.C. Graham, Two Chinese Philosophers: Ch’eng Ming-tao<br />

and Ch’eng Yi-ch’uan, London, Lund Humphries, 1958.<br />

39 Chu Hsi è ben rappresentato nelle antologie elencate alla nota 24. Inoltre si veda Wing-tsit<br />

Chan [traduttore], Refiections on Things at Hand: The Neo-Confucian Anthology Compiled by Chu Hsi and Lu<br />

Tsu-ch’ien, New York, Columbia University Press, 1967. I prin cipali studi su Chu Hsi sono: Wing-tsit<br />

Chan (a cura di), Chu Hsi and Neo-Confucianism, Honolulu, University Press of Hawaii, 1986, e Daniel<br />

Gardner, Chu Hsi and the T a-hsueh: Neo-Confucian Reflection on the Confucian Canon, Cambridge, Council<br />

on East Asian Stu dies, Harvard University, 1986.

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