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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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168 T.H. Barret<br />

ciani subordinassero la religione alla finalità <strong>della</strong> stabilità politica e so ciale è importante<br />

per capire quel che accadde durante la dinastia Han, il periodo in cui il<br />

governo imperiale assunse per la prima volta una for ma stabile e in cui la letteratura<br />

<strong>della</strong> <strong>Cina</strong> preimperiale venne raccolta e revisionata a beneficio dei posteri. La<br />

dinastia Han fu un’epoca di gran de diversificazione religiosa, ma in quel periodo lo<br />

stato cominciò a pa trocinare i letterati confuciani, i quali a loro volta ricambiarono<br />

il favo re facendosi sostenitori dello stato. Come effetto di questa situazione, noi<br />

conosciamo le differenze religiose del periodo unicamente attraver so sporadici accenni<br />

a esperti religiosi, a maghi che pretendevano di po ter conferire l’immortalità<br />

agli imperatori e così via. E gli accenni pro vengono da studiosi che non avevano<br />

interesse alla prosecuzione di tali pratiche, né a dare loro troppa pubblicità. Tutta la<br />

letteratura pre­Han e Han passò per le mani di uomini che erano influenzati dagli<br />

atteggia menti confuciani oppure erano confuciani essi stessi.<br />

Così, nel canone confuciano stabilitosi nel periodo Han compaiono ac cenni<br />

a riti religiosi, ma solo come esempi di comportamento socialmente accettabile<br />

in senso lato. Anche i commentari di epoca Han a testi confu ciani precedenti aggiungono<br />

poco sull’argomento <strong>della</strong> religione. I com mentari che condividevano<br />

l’esuberante temperamento religioso dell’epo ca, e in cui si esaltava Confucio come<br />

una sorta di divinità, vennero a loro volta allontanati dalla circolazione in epoche<br />

successive. Per documenti di natura esclusivamente religiosa provenienti dal periodo<br />

Han dobbiamo di pendere dalla recente archeologia, che ha rivelato la presenza,<br />

ad esempio, di una demonologia molto simile a quella contenuta negli odierni<br />

almanac chi popolari. Questo esempio costituisce una stupefacente testimonianza<br />

<strong>della</strong> continuità <strong>della</strong> tradizione religiosa popolare, ma la maggioranza dei letterati<br />

confuciani preferì sempre sorvolare su questo genere di tradizioni e mantenere il<br />

silenzio su di esse 5 .<br />

Fortunatamente per l’odierno studioso <strong>della</strong> religione cinese, il dominio<br />

esercitato dai confuciani sulle fonti scritte non rimase mai assolu-<br />

5 Il lettore non deve sorprendersi per l’apparente contrasto tra quanto detto a proposi to dell’indifferenza<br />

confuciana, vera o presunta, nei confronti <strong>della</strong> religione, e l’esame di Tu Wei­ming (si veda<br />

il capitolo quinto, «La tradizione confuciana nella storia cinese») del confucianesimo come visione<br />

etico-religiosa del mondo. I confuciani maggiormente ammira ti dal professor Tu attribuivano al mondo<br />

secolare importanza sacra e vedevano l’uomo, tra le altre cose, come un essere spirituale. Tuttavia,<br />

contrariamente a buddhisti e taoisti, i con fuciani avevano una prospettiva molto più secolare, molto<br />

più interessata a problemi di orga nizzazione sociale e politica, e meno interessata ai particolari <strong>della</strong><br />

vita dell’oltretomba, al culto di spiriti e dèi, alla ricerca dell’immortalità o del nirvana, e in generale ai<br />

fenomeni sovrannaturali.

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