31.05.2013 Views

L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Tradizioni religiose nella civiltà cinese: buddhismo e taoismo 171<br />

nei testi che ci sono pervenuti, in cui si denunciano gli eccessi dei culti locali e il<br />

desiderio di una nuova religione, ben chiaro nel Nuovo Han, è legato al bisogno di<br />

spazzare via le pratiche religiose volgari e corrot te. Con il 400 d. C., la «religione<br />

superiore» aveva già dato origine a numerosi corpi di letteratura religiosa in concorrenza<br />

tra loro e se vole va raggiungere un’identità unitaria, era necessaria un’organizzazione<br />

ca pace di affrontarne le differenze interne. Il buddhismo fornì un<br />

eccel lente modello per un simile compito (si veda l’esame del taoismo, più avanti).<br />

Si può ragionevolmente sostenere che il buddhismo aiutò la re ligione nativa <strong>della</strong><br />

<strong>Cina</strong> a raggiungere un senso di identità, ma questo debito non venne mai ammesso<br />

dai cinesi. Anzi, sotto il nome colletti vo di taoismo, i seguaci <strong>della</strong> religione più alta<br />

sottolinearono il loro col legamento con l’antico saggio Lao Tzu e affermarono che<br />

la religione straniera era solo una versione barbarica dei suoi insegnamenti.<br />

Il Buddha nacque nell’India settentrionale più di venticinque secoli fa; i più antichi<br />

documenti attendibili che parlano del buddhismo in Ci na risalgono al primo<br />

secolo <strong>della</strong> nostra epoca. Così i cinesi si trovaro no subito davanti a un complesso<br />

sistema religioso che aveva raggiunto la maturità in una terra lontana dalla loro.<br />

Tutti i fedeli del buddhismo, indipendentemente dal loro retroterra culturale, e<br />

allora come ora, si rivolgono ai tre «gioielli» di quella tradizione: il Buddha, il dharma<br />

(in segnamenti) e il sangha (comunità dei credenti). Un buddha è un «illu minato<br />

», titolo che neppure il fondatore <strong>della</strong> religione riteneva esclusi vamente riservato<br />

a lui (tranne che nella sua epoca). Il buddhismo suc cessivo ha poi ammesso una<br />

molteplicità di buddha nello spazio e nel tempo. Tutti questi esseri sono degli «illuminati»<br />

nei riguardi di qual che particolare verità spirituale.<br />

Al centro del buddhismo incontriamo alcune affermazioni molto sem plici:<br />

ogni esistenza comporta sofferenza; le sofferenze hanno una cau sa; le cause si<br />

possono spegnere; c’è una via per raggiungere questa me ta. Anche se il buddhismo<br />

non ha un credo vero e proprio, in genere si ritiene che le sue verità si lascino<br />

ricondurre ad alcune semplici frasi. Tutte le cose cambiano; tra tutti gli elementi<br />

dell’esistenza non c’è nul la che corrisponda a un Io fisso, unitario e indipendente;<br />

l’infruttuoso desiderio per attribuire ingiustificabilmente una realtà permanente ed<br />

esperienze permanenti a questo Io non esistente è causa di sofferenza; l’annullamento<br />

di questo desiderio porta a una condizione di tranquilli tà chiamata nirvana,<br />

che è sottratta all’interminabile processo <strong>della</strong> rein carnazione.<br />

All’epoca in cui la dottrina (dharma) del Buddha raggiunse la <strong>Cina</strong>,<br />

una formulazione così semplice contrastava nettamente con la quantità

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!