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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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Tradizioni religiose nella civiltà cinese: buddhismo e taoismo 187<br />

allettante per la massa di materiale disponibile e frustrante per le im mense difficoltà<br />

comportate dal determinare la precisa relazione tra questa letteratura e le<br />

effettive pratiche religiose cinesi.<br />

Diversamente dalla narrativa popolare in dialetto, la sopravvivenza degli scritti<br />

canonici del buddhismo e del taoismo è dovuta a uno sforzo intenzionale, spesso<br />

su scala colossale. Ho già notato la grande quantità di opere buddhiste tradotte in<br />

cinese e l’esempio che il Tripitaka bud dhista diede alla formazione del canone taoista,<br />

ma conosceremmo ben poco di quel periodo formativo nella storia <strong>della</strong> religione<br />

cinese se non si fossero conservate centinaia di testi per più di mille anni.<br />

I testi si conservarono solo grazie a un grande sforzo, sia di tempo sia di denaro.<br />

Di tanto in tanto incontriamo un singolo individuo ricco, o una singola famiglia,<br />

che si occupò di trascrivere o di stampare il canone buddhista (non è chiaro se<br />

anche per il canone taoista sia stato così), ma nella maggior parte dei casi solo le risorse<br />

dello stato o il concorso di più individui poterono mantenere in circolazione<br />

un in sieme così vasto di libri. L’interesse dello stato per la conservazione dei due<br />

canoni, già presente nel secolo VII, non era dovuto al puro altruismo, anche se il<br />

merito religioso acquisito con la pubblicazione delle scritture fu una delle ragioni<br />

addotte all’epoca. La preparazione di un canone accuratamente scritto e catalogato<br />

fornì allo stato l’occa sione ideale per tenere d’occhio la letteratura religiosa e per<br />

eliminare ogni accenno sovversivo. I catalogatori ufficiali (benché appartenenti al<br />

clero) avevano la responsabilità di scoprire e di condannare i testi buddhisti spurii,<br />

e controllarono con attenzione tutta la letteratura buddhista scritta in <strong>Cina</strong>, eliminando<br />

opere che in precedenza erano considerate accettabili e includendo nuove<br />

opere solo in base al loro contenuto conservatore. Il successo di questa politica<br />

è ben evidente oggi: nonostante la distruzione <strong>della</strong> letteratura religiosa durante<br />

il tardo periodo T’ang e le Cinque Dinastie (dalla fine del secolo VIII al X) ogni<br />

testo dei 1.076 considerati canonici nella metà del secolo VIII sopravvive, ma molti<br />

scritti esterni al canone sono completamente scomparsi o sono stati recuperati<br />

solo recentemente da Tun-huang o da altri siti archeologici 11 .<br />

11 Nel 1900, una caverna murata contenente migliaia di documenti risalenti al periodo tra il<br />

secolo V e il secolo X d. C. venne scoperta a Tun-huang all’estremo Nordovest <strong>della</strong> <strong>Cina</strong>. Questi<br />

testi hanno completamente cambiato la nostra conoscenze di quel periodo. Per una breve descrizione<br />

<strong>della</strong> scoperta, si veda Arthur Waley, Ballads and Stories from Tun huang, London, George Allen &<br />

Unwin, 1960, pp. 236­42. Per una stima del loro valore per lo storico, si veda D.C. Twitchett, «Chinese<br />

Social History from the Seventh to the Tenth Centuries» in Past and Present, XXXV, dicembre 1966,<br />

pp. 28-53.

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