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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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64 David N. Keightley<br />

dal controllo <strong>della</strong> terra — che probabilmente era in eccedenza — e più dal controllo<br />

di una forza­lavoro capace di bonificare quella terra e renderla produttiva. Il<br />

controllo sociale, dapprima motivato e poi legittimato dai vincoli religiosi e familiari,<br />

piuttosto che quello tecnologico o militare, deve essere stata la chiave per il<br />

successo politico. Avere a disposizione l’appoggio del clan, il potere degli antenati<br />

e la rassicurazione data dalle divinazioni era più importante e più facilmente trasmissibile<br />

per eredità di qualsiasi titolo per rivendicare la proprietà di un terreno<br />

spopolato e perciò non coltivabile. Il problema, come rivela il re Hui di Liang all’inizio<br />

del Mencio 36 , in una conversazione che dovrebbe essersi svolta verso il 320<br />

a. C., era come richiamare persone al servizio di un re e del suo stato: «Se osservo<br />

i governi [i principi] degli stati vicini, non ne trovo alcuno che si dia tanta pena<br />

come l’uomo di scarsa virtù [lo stesso re Hui]. Eppure, la popolazione dei regni<br />

vicini non diminuisce e la mia non aumenta. Quale ne è il motivo?» Era uno dei<br />

problemi che preoccupavano maggiormente i filosofi del Chou Orientale. Vale<br />

la pe na di ricordare che il tipo di industria per la fusione del bronzo patroci nato<br />

dall’élite Shang, industria che dava espressione al loro potere sia militare sia religioso,<br />

dipendeva dalla capacità di mobilitare la manodo pera su una scala vasta, quasi<br />

industriale 37 . Questi primi modelli di comportamento e di legittimazione resero poi<br />

possibile i grandi progetti di controllo idrologico dell’epoca imperiale; non furono<br />

i progetti a creare il modello.<br />

Riflessioni di questo genere ci spingono a cercare spiegazioni ancor più antiche,<br />

più «ecologiche» e più materiali dell’origine <strong>della</strong> cultura cinese. Queste però non<br />

spiegano in modo soddisfacente perché l’anti ca cultura cinese assunse la sua forma<br />

caratteristica, domanda che infat ti, a meno che non ne restringiamo la prospettiva,<br />

non ha risposta per ché le culture sono in grande misura figlie di se stesse, prodotto di<br />

una combinazione, virtualmente infinita, di fattori interagenti. Molti di questi fattori<br />

sono psicologici, e molti sono irriconoscibili nella documentazio ne archeologica e<br />

storica. Per dirlo con altre parole, con l’eccezione dei più elementari fattori preculturali,<br />

come il clima o la geografia, che pos sono però dare solo risposte molto generali,<br />

non ci sono altro che varia bili dipendenti. Si avvicina maggiormente a quel che sappiamo<br />

dello svi luppo di una cultura — ed è probabilmente più vicino al modo cinese<br />

36 Mencio, 1, A, 3 [trad. ital. e cura di Fausto Tomassini, Meng-tzu (Mencio), Milano, Editori<br />

Associati, 1991, p. 19].<br />

37 Ursula Martius Franklin, «The Beginnings of Metallurgy in China: A Comparative<br />

Approach» in George Kuwayama (a cura di), The Great Bronze Age of China: A Symposium, Los<br />

Angeles, Los Angeles County Museum of Art, 1983, pp. 94-99.

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