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L'eredità della Cina - Fondazione Giovanni Agnelli

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24 Jonathan Spence<br />

in rapida trasformazione, <strong>della</strong> prima rivoluzione industriale e delle lo comotive a<br />

vapore. Il mondo del rococò impallidì sotto l’eccessivo ful gore dell’orgoglio vittoriano.<br />

Si incontrano molte testimonianze di una diminuzione dell’interesse occidentale<br />

a partire dal commento ridutti vo, rivolto da Goethe al fedele compagno<br />

Eckermann, che il simbolo <strong>della</strong> cultura cinese è il mobile di vimini, con la sua leggerezza,<br />

o dalle osservazioni del dickensiano signor Pickwick sull’impossibilità di<br />

una moralità cinese dotata di un significato, fino all’analisi di Ralph Waldo Emerson<br />

sul fatalismo e la rinuncia, rispetto alla libertà e al dinamismo che attribuiva all’Occidente.<br />

La <strong>Cina</strong> doveva essere «rigenerata» dal l’Occidente, scrisse Emerson, se<br />

voleva entrare nel mondo moderno; era stata il «campo di gioco dell’infanzia del<br />

mondo », ma adesso era neces sario che crescesse. Karl Marx condivideva queste<br />

opinioni negli scritti giovanili in cui si occupava dei problemi <strong>della</strong> <strong>Cina</strong>. Sarebbe<br />

dovuto pas sare molto tempo, prima che la <strong>Cina</strong> vedesse sulla Grande Muraglia le<br />

parole liberté, égalité, fraternité, scrisse; per Marx in effetti l’imperiali smo colonizzatore<br />

avrebbe svolto un ruolo positivo nel caso <strong>della</strong> <strong>Cina</strong> poiché avrebbe abbattuto<br />

le barriere di isolamento che ne avevano fat to il baluardo contro la diffusione del<br />

capitalismo nel mondo intero. In fatti, solo dopo essersi completata tale diffusione<br />

la nascita di una nuo va coscienza sociale sarebbe divenuta una possibilità significativa<br />

10 .<br />

Nella seconda metà del secolo XIX, a parte i missionari ancora pronti a lasciarsi<br />

commuovere dalla povertà dei cinesi o dai danni dell’oppio, la <strong>Cina</strong> era<br />

un problema politico lontano dall’attenzione e dagli interes si degli europei.<br />

Dopo il 1849, invece, gli americani non poterono più concedersi il lusso di non<br />

pensare alla <strong>Cina</strong>: dovettero affrontare i nuo vi e straordinari problemi dell’immigrazione<br />

cinese negli stati dell’O vest. Quando il numero degli immigrati cinesi<br />

salì a decine di migliaia e l’immigrazione fece sentire la sua presenza nella<br />

costruzione delle fer rovie dell’Ovest, nelle miniere, nella produzione ortofrutticola<br />

e nell’in dustria <strong>della</strong> pesca, la minaccia — che allora veniva percepita<br />

per la pri ma volta — che la manovalanza cinese a basso prezzo riducesse i<br />

guada gni degli immigranti europei divenne un tema politico di primo piano.<br />

10 Si veda Stuart Creighton Miller, The Unwelcome Immigrant: The American Image of China, 1785-<br />

1882, Berkeley, University of California Press, 1969, e Mary G. Mason, We stern Concepts of China and the<br />

Chinese, 1840-1876, New York, Seeman, 1939. Per altri esempi specifici si veda Charles Dickens, The Pickwich<br />

Papers, London, Chapman & Hall, 1837, p. 414; Johann Peter Eckermann, Conversations of Goethe with<br />

Eckermann, New York, Dut ton, 1930, p. 164; F. I. Carpenter (a cura di), Emerson and Asia, Cambridge,<br />

Harvard Uni versity Press, 1930, pp. 37, 239; e Dona Torr (a cura di), Marx on China, 1853-1860, Lon don,<br />

Lawrence & Wishart, 1951.

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