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IL DIRITTO FALLIMENTARE - Cedam

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408<br />

Il diritto fallimentare delle società commerciali<br />

Nel merito, l’opposizione ex art. 98 proposta dall’Arcoleasing soc. per<br />

az. non è fondata, per le seguenti ragioni:<br />

come è noto, la ormai consolidata giurisprudenza sul punto ha individuato<br />

una serie di condizioni alle quali è subordinato l’accoglimento di<br />

una domanda di rivendicazione di beni mobili nell’ambito del fallimento<br />

e che sono rappresentate da:<br />

1) determinabilità e individuabilità delle cose consegnate al fallito (cfr.<br />

Cassazione, 81/5768; Cassazione, 90/4262), con la conseguenza che le cose<br />

fungibili non possono essere rivenditarte (Cassazione, 84/1200);<br />

2) applicabilità del regime probatorio dettato dall’art. 621 cod. proc.<br />

civ., sul presupposto della identità di natura e di funzioni tra l’opposizione<br />

di terzo nell’esecuzione e le domande di rivendicazione, restituzione e separazione<br />

di beni mobili nel fallimento (cfr. ex plurimis, Cassazione, 71/375;<br />

Cassazione, 84/6482; Tribunale Milano, 22 giugno 1989, in Il Fall., 1989,<br />

1273) dal che discende l’onere, per colui che agisce in rivendica, di provare,<br />

con atto munito di data certa anteriore al pignoramento (nel caso di specie,<br />

alla dichiarazione di fallimento) il suo diritto di proprietà o altro diritto reale<br />

sui beni pignorati (nella specie, caduti nel fallimento) nonché l’affidamen-<br />

Accade non di rado però che, in seguito al fallimento dell’utilizzatore, i beni mobili concessi<br />

in leasing vengano indebitamente trattenuti dal curatore, il quale li inserisce nell’inventario<br />

e quindi li include nella massa attiva destinata a soddisfare le pretese dei creditori ( 2 ). In<br />

questo caso è spesso molto difficile che la richiesta di rivendicazione, restituzione o separazione<br />

presentata dalla società di leasing venga accolta, anche quando è fondata su un contratto<br />

avente data certa ai sensi dell’articolo 2704 cod. civ. ( 3 ).<br />

Il fatto è che, purtroppo, la disciplina prevista dalla legge fallim. per la rivendicazione dei<br />

beni mobili che si trovano in possesso del fallito al momento della dichiarazione di fallimento<br />

ma che non sono di sua proprietà, non aiuta a risolvere in modo agevole questo problema,<br />

perché risulta molto scarna e poco dettagliata.<br />

Infatti, la formulazione dell’art. 103 legge fallim., che si limita a richiamare gli artt. da 93<br />

a 102 legge fallim., determina l’applicazione delle disposizioni sulla formazione dello stato<br />

passivo, sulla verifica dello stesso e sui rimedi contro i provvedimenti del giudice delegato,<br />

alle azioni di rivendicazione, restituzione e separazione, ma non contribuisce a fare chiarezza<br />

con riferimento specifico alle condizioni che devono sussistere perché il bene sia suscettibile<br />

di rivendicazione ( 4 ).<br />

Per colmare questa lacuna, la soluzione proposta in via interpretativa dalla maggioranza<br />

degli autori e poi anche dalla giurisprudenza si è progressivamente adattata alle esigenze della<br />

( 2 ) V. Cassazione pen., 17 gennaio 1997, n. 2038, in Giust. pen., 1998, II, 379.<br />

( 3 ) Così ritiene M. La Torre, inLa rivendica dei beni concessi in leasing in caso di fallimento dell’utilizzatore,<br />

inRiv. It. Leasing, 1991, 301.<br />

( 4 ) L’articolo 103 legge fallim., norma centrale in questa materia, non chiarisce ad esempio se per «cose<br />

mobili in possesso del fallito» si possono intendere anche beni come i titoli di credito, anche se ormai è pacifico<br />

per prassi giurisprudenziale che essi possono essere rivendicati.

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