19.05.2013 Views

IL DIRITTO FALLIMENTARE - Cedam

IL DIRITTO FALLIMENTARE - Cedam

IL DIRITTO FALLIMENTARE - Cedam

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Parte I - Dottrina 283<br />

9.2. Se quanto precede è vero, si deve riconoscere che v’è un’ampia sovrapposizione<br />

tra gli accordi di ristrutturazione ed il piano di riequilibrio.<br />

Del resto, si deve tenere presente che la norma dettata dalla lettera d) dell’art.<br />

67 era stata originariamente concepita come sostitutiva della procedura<br />

regolata dall’art. 182-bis del progetto Trevisanato (la numerazione, al riguardo,<br />

è rimasta invariata), mentre, in un secondo tempo, le due disposizioni<br />

sono state accolte entrambe nel testo definitivo della legge, forse perché<br />

non era chiaro quali fossero la natura e gli effetti del cosiddetto accordo<br />

«preconfezionato» (e cioè, se fosse un vero e proprio concordato, o qualcosa<br />

di diverso).<br />

Ovviamente, una volta che le due norme sono entrate in vigore, non resta<br />

che prenderne atto ed esaminarle con maggiore attenzione, per capire<br />

se, dietro la diversità del procedimento, v’è anche una parziale divergenza<br />

di funzioni, che darebbe un senso alla scelta tra le due alternative messe a<br />

disposizione dal legislatore.<br />

A mio sommesso avviso, la risposta al quesito deve essere affermativa,<br />

perché latrasparenza, imposta per l’accordo di ristrutturazione, è ricompensata<br />

dall’ordinamento con una maggiore stabilità dei suoi effetti; mentre la<br />

riservatezza, di cui gode il piano di riequilibrio, inevitabilmente comporta<br />

una certa precarietà di risultati.<br />

In altri termini, se i creditori finanziari di un’impresa dovessero decidere<br />

di compiere un grosso intervento di salvataggio, che implica la rinuncia<br />

ad una parte delle loro pretese e coinvolge gli interessi di terzi, il percorso<br />

indicato dall’art. 182-bis appare più indicato, perché contiene una provocatio<br />

ad loquendum (o ad opponendum), che dovrebbe inibire agli altri creditori<br />

di lamentarsi (ma il condizionale è d’obbligo), se i loro interessi sono<br />

stati sacrificati dalla concessione di garanzie, o dalla vendita di cespiti di rilevante<br />

valore economico, con la conseguenza di rendere incerto il loro futuro<br />

integrale soddisfacimento, nonostante le asseverazioni contenute nella<br />

relazione dell’esperto, depositata ai sensi del comma 1.<br />

Diverso, invece, è il problema di capire se la procedura d’interpello,<br />

congegnata dal legislatore, sia davvero in grado di tutelare adeguatamente<br />

l’interesse generale, o serva solo a dirimere una divergenza d’opinioni con<br />

altri creditori forti, che dissentono su talune clausole dell’accordo di ristrutturazione<br />

dei debiti: ma si tratta di un quesito di politica del diritto, di cui<br />

non ci si può certo occupare in questa sede.<br />

9.3. Una volta chiarito che le differenze tra l’«accordo di ristrutturazione»<br />

edil«piano di riequilibrio» sono date, in buona sostanza, dalle accennate<br />

forme di pubblicità e dalla procedura d’interpello – che caratterizzano<br />

il primo e lo differenziano dal secondo – non resta che svolgere qualche<br />

brevissima riflessione sul meccanismo previsto dall’art. 182-bis.<br />

Anche a tale riguardo può sorgere qualche perplessità, perché il legisla-

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!