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IL DIRITTO FALLIMENTARE - Cedam

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LA NUOVA DISCIPLINA<br />

DELLE REVOCATORIE FALLIMENTARI<br />

Sommario: 1. Le ragioni della riforma. – 2. I tre possibili livelli d’intervento. – 3. La soluzione<br />

accolta dal legislatore. – 4. Il sistema delle esenzioni. – 5. A) I pagamenti nei termini<br />

d’uso. – 6. B) Le rimesse su conti correnti bancari. – 7. C) Le vendite d’immobili al<br />

«giusto» prezzo. – 8. D) Il piano di riequilibrio finanziario dell’impresa. – 9. E) Gli accordi<br />

di ristrutturazione dei debiti. – 10. F) I pagamenti di prestazioni lavorative. – 11.<br />

G) Le prestazioni di servizi per l’accesso alle procedure concorsuali. – 12. L’esenzione<br />

per le «somme già riscosse» nella locazione finanziaria. – 13. Le altre esenzioni. – 14.<br />

La revoca degli atti che incidono su patrimoni destinati di tipo a). – 15. L’onerosità delle<br />

garanzie contestuali. – 16. L’esercizio della revocatoria ordinaria nel fallimento. – 17. Gli<br />

effetti della revocazione: a) nelle attribuzioni indirette; – 18. b) nei rapporti continuativi<br />

o reiterati. – 19. Prescrizione e decadenza. – 20. Il regime transitorio. – 21. Azioni revocatorie<br />

e categorie di creditori. – 22. Il ruolo del danno nel nuovo sistema revocatorio.<br />

1. Le ragioni della riforma. – Nelle letture estive – che a me servono,<br />

come credo a molti, per evadere dall’orto chiuso degli studi tecnico-giuridici<br />

– mi ha colpito una frase di G. Husserl, che sottolinea come le norme,<br />

al pari delle altre istituzioni umane, hanno una «preistoria», oltre che<br />

una «storia».<br />

Ora, la «preistoria» della riforma delle procedure concorsuali è ancora<br />

sotto i nostri occhi, giacché la si scorge (il presente è d’obbligo, dato che la<br />

riforma, nel momento in cui scrivo, è appena entrata in vigore e, comunque,<br />

anche l’esperienza sulle disposizioni promulgate nel 2005 è troppo breve<br />

per esprimere un giudizio sul loro impatto pratico), la si scorge – dicevo<br />

– nei problemi con i quali gli operatori quotidianamente si misurano nelle<br />

aule dei Tribunali, nonché nel quadro impietoso delle disfunzioni del sistema<br />

offerto dalle (poche ed incomplete) statistiche in materia: l’enorme durata<br />

media delle liquidazioni fallimentari; la scarsa redditività delle stesse,<br />

soprattutto per i creditori chirografari; i costi piuttosto elevati, specie per<br />

quanto attiene al contenzioso indotto dalle azioni di responsabilità e di recupero;<br />

il troppo sporadico ricorso alle procedure alternative al fallimento,<br />

quali l’amministrazione controllata ed il concordato preventivo; la difficoltà<br />

(o l’impossibilità) d’utilizzare forme di liquidazione del patrimonio del debitore<br />

diverse dalla vendita all’asta dei singoli cespiti, e così via dicendo.

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