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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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facendo scomparire le pagine di cronache nere <strong>de</strong>lla società; riconduce gli uomini alle<br />

benefiche leggi naturali, condizioni <strong>de</strong>l progresso morfologico e funzionale; fa giustizia<br />

sulla produzione; elimina il concetto di autorità; afferma e conferma la legge <strong>de</strong>l progresso<br />

storico in<strong>de</strong>finito; risolve la questione <strong>de</strong>lla soggezione femminile e, infine, si presenta<br />

come il prototipo <strong>de</strong>l gran<strong>de</strong>, <strong>de</strong>l bello, <strong>de</strong>llo splendido. Riassume: il socialismo è il posto<br />

<strong>de</strong>lla felicità e <strong>de</strong>l benessere.<br />

ROSSI prosegue i suoi ragionamenti avvertendo i borghesi, e i lettori in generale,<br />

che manca l’esperimento a dare caratteristica di verità o meno al socialismo mo<strong>de</strong>rno, che<br />

il suo libro tenta di colmare. Allo stesso tempo, sottolinea che il socialismo mo<strong>de</strong>rno – da<br />

lui inteso come “anarchia nelle relazioni pubbliche e private; amore e nient’altro che amore<br />

nella famiglia; proprietà collettiva <strong>de</strong>l capitale, proprietà personale o distribuzione gratuita <strong>de</strong>i prodotti<br />

nell’assettamento economico” (ROSSI (CAR<strong>DI</strong>AS), 1884:5) – è una ten<strong>de</strong>nza popolare e il<br />

suo studio è una scienza. In seguito, spiega che cosa inten<strong>de</strong> per ciascuno di questi<br />

concetti.<br />

In ciò che riguarda la proprietà collettiva, ROSSI ritiene che siccome le<br />

generazioni passate hanno contribuito alla formazione <strong>de</strong>l patrimonio sociale, esso <strong>de</strong>ve<br />

appartenere all’umanità intesa come ente collettivo. I socialisti, informa l’anarchico,<br />

vogliono trasformare questo diritto in fatto: la presa di possesso <strong>de</strong>l patrimonio sociale da<br />

parte <strong>de</strong>lla collettività significherebbe la rivoluzione sociale nel campo economico. Questo<br />

patrimonio, però, “non può, non <strong>de</strong>ve andare diviso, pena il pronto ricomparire<br />

<strong>de</strong>ll’oppressione economica; esso <strong>de</strong>ve restare patrimonio indivisibile e inalienabile <strong>de</strong>lla<br />

collettività. Questa è la proprietà collettiva che sostituirà la proprietà individuale. Ove però a questo<br />

patrimonio non fosse associato il lavoro, presto diventerebbe infruttifero. Sarà questa<br />

convinzione, sarà l’interesse collettivo, sarà la ineluttabile necessità <strong>de</strong>lle cose, che indurrà gli<br />

uomini al lavoro” (ROSSI (CAR<strong>DI</strong>AS), 1884:9). Riguardo al consumo, ROSSI fa<br />

riferimento all’esistenza di due scuole di pensiero: quelli che associano il consumo alla<br />

quantità di lavoro svolto, ritenendo questa la forma per mantenere lo stimolo alla<br />

produzione, e quelli, invece, che difendono il consumo libero, a seconda <strong>de</strong>i bisogni<br />

personali e <strong>de</strong>lle rendite sociali, sperando in metodi più razionali capaci di trasformare il<br />

lavoro in qualcosa di più attraente, facendo così aumentare la produzione in modo da non<br />

compromettere il libero accesso alla produzione sociale.<br />

Una volta fatti questi chiarimenti, ROSSI dà inizio alla sua utopia. Il libro si<br />

struttura in forma di romanzo. Nella prima parte, intitolata propaganda, egli ci porta al<br />

paese immaginario di Poggio al Mare, sulla costa tirrenica, dove si reca in visita ad<br />

Alessandro De Bardi, un suo vecchio amico. Appena arrivato, assiste a una lite tra due<br />

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