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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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ifornimento. Il trasporto dalle aree di origini fino alla stazione ferroviaria di partenza in<br />

Italia (Trento o Verona nel caso <strong>de</strong>gli emigranti veneti), era a carico <strong>de</strong>gli emigranti. Essi<br />

portavano con sé gli strumenti indispensabili – piantine di vite, sementi diverse 58 – armi –<br />

per la caccia e per difen<strong>de</strong>rsi dagli attacchi <strong>de</strong>lle tribù indigene locali che resistevano<br />

all’arrivo di altri uomini bianchi – strumenti di lavoro – i falcetti, le roncole, le zappe più<br />

piccole <strong>de</strong>ll’attività agricola – utensili domestici – i mortai e i pestelli di legno, i mestoli, i<br />

recipienti <strong>de</strong>lle cucine, le molinelle – gli strumenti <strong>de</strong>ll’artigianato femminile – i fusi e le<br />

rocche – nonché la speranza di dare continuità alla riproduzione contadina nella nuova<br />

patria. In Brasile i coloni ricevevano dalla compagnia di colonizzazione gli animali come<br />

aiuto nel trasporto <strong>de</strong>lle valigie fino ai nuclei coloniali, alcuni strumenti per il lavoro di<br />

preparazione <strong>de</strong>lla terra e, posteriormente, i buoi per l’arato a trazione animale.<br />

Secondo SABBATINI il flusso migratorio veneto verso il sud <strong>de</strong>l Brasile<br />

rappresentò l’avanguardia di un movimento migratorio più intenso durante il periodo <strong>de</strong>l<br />

boom <strong>de</strong> caffè, dal 1887 al 1897. Esso propiziò la formazione di una nuova società italobrasiliana<br />

che, per la ridotta dimensione <strong>de</strong>lla regione coloniale storica, si caratterizzò per la<br />

conservazione e riproduzione <strong>de</strong>l mo<strong>de</strong>llo di società contadina veneta in terre brasiliane,<br />

con un forte incremento <strong>de</strong>mografico e con costanti movimenti migratori verso terre<br />

sempre più lontane. Secondo l’autore, abituate a dure fatiche per la sopravvivenza, le<br />

famiglie venete, si mostrarono adatte a portare avanti l’esperienza <strong>de</strong>lla colonizzazione<br />

tramite i nuclei coloniali.<br />

La fase iniziale di impianto <strong>de</strong>gli insediamenti fu difficilissima, dovendo il colono<br />

“passare dal baraccone collettivo <strong>de</strong>gli emigranti al disboscamento, alla costruzione<br />

<strong>de</strong>ll’abitazione, all’attesa <strong>de</strong>i primi raccolti, che talvolta erano distrutti da varie calamità<br />

naturali” (SABBATINI, 1975:XX). Ma, anche se per l’alimentazione le condizioni di vita<br />

che i contadini si lasciavano alle spalle non erano migliori, in generale le condizioni<br />

essenziali <strong>de</strong>lla vita furono durante molto tempo peggiori di quelle lasciate. La durezza<br />

<strong>de</strong>lla lotta per la sopravvivenza, l’isolamento e la dispersione di piccoli nuclei coloniali<br />

<strong>de</strong>terminò inizialmente una certa regressione culturale. Ma la prospettiva di avere la piena<br />

proprietà di un piccolo appezzamento di terra, aspirazione più profonda <strong>de</strong>lla famiglia<br />

contadina veneta, compensava tutti i tipi di fatiche e privazioni.<br />

Così, lentamente si disegnò la geografia <strong>de</strong>lle nuove aree coloniali. Parallelamente<br />

alla costruzione <strong>de</strong>lle case e alla preparazione <strong>de</strong>i campi, pren<strong>de</strong>va forma nel centro di<br />

58 Furono portati anche i semi <strong>de</strong>l baco <strong>de</strong>lla seta, la cui produzione non poté essere iniziata a causa<br />

<strong>de</strong>ll’inesistenza di industrie di filatura <strong>de</strong>lla seta. Questa attività fu impiantata nello stato di San Paolo<br />

verso gli anni 50 <strong>de</strong>l XX secolo, durante il periodo <strong>de</strong>ll’emigrazione giapponese in Brasile con<br />

l’installazione <strong>de</strong>ll’industria giapponese BRATAC.<br />

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