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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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Nel ottavo capitolo, Vie e mezzi, KROPOTKIN riafferma ancora una volta la<br />

necessità <strong>de</strong>ll’espropriazione nel consi<strong>de</strong>rare che affinché si potesse garantire a tutti la totale<br />

soddisfazione <strong>de</strong>i loro bisogni era necessario che la società si impadronisse di tutto il necessario<br />

per produrre – terre, macchine, officine, mezzi di trasporti, ecc. – <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>ndo di conseguenza come<br />

meglio organizzare la produzione avendo come scopo la soddisfazione <strong>de</strong>l benessere di tutti453. “Non basta, infatti, distribuire in parti eguali gli utili che un’industria giunge a realizzare, se si <strong>de</strong>bbono<br />

nello stesso tempo sfruttare altre migliaia di operai. Si tratta di «produrre, con la menoma perdita<br />

possibile di forze umane, la maggior somma possibile <strong>de</strong>i prodotti più necessari al benessere di tutti»”<br />

(KROPOTKIN, 1948:75). A questo punto, KROPOTKIN passa a trattare <strong>de</strong>lla questione relativa<br />

al tempo che ognuno dovrebbe <strong>de</strong>dicare al lavoro per poter assicurare a tutti la piena<br />

soddisfazione <strong>de</strong>i suoi bisogni. Secondo lui, se tutti lavorassero dai 20 ai 50 anni in un ramo di<br />

lavoro consi<strong>de</strong>rato necessario, basterebbero quattro o cinque ore di lavoro al giorno per poter<br />

raggiungere tale scopo.<br />

Il nono capitolo, I bisogni di lusso, partendo dall’affermazione che una giornata<br />

lavorativa di quattro o cinque ore sarebbe bastata ad assicurare il benessere materiale a tutti gli<br />

individui <strong>de</strong>lla società, difen<strong>de</strong> la necessità di che una parte <strong>de</strong>lle ore avanzate <strong>de</strong>lla giornata<br />

dovessero essere <strong>de</strong>dicate alle attività artistiche o scientifiche a cui ciascuno si sentisse più portato,<br />

di modo a garantire il totale sviluppo <strong>de</strong>lle facoltà di ogni individuo454. È a questo che lui pensa<br />

quando parla <strong>de</strong>l lusso, e cioè, alle necessità immateriali che ciascuno di noi sente e che non<br />

sempre si possono soddisfare.<br />

Nel <strong>de</strong>cimo capitolo, Il lavoro gra<strong>de</strong>vole, KROPOTKIN tratta <strong>de</strong>lla necessità di<br />

trasformare l’ambiente di lavoro in un luogo piacevole e <strong>de</strong>i vantaggi che tale trasformazione<br />

comporterebbe, quali l’aumento <strong>de</strong>lla produttività e <strong>de</strong>lla qualità <strong>de</strong>l lavoro svolto, sottolineando<br />

ancora una volta la necessità <strong>de</strong>lla giornata lavorativa di quattro o cinque ore. Un’altra questione<br />

trattata da lui in questo capitolo è quella relativa al lavoro femminile domestico e alla necessità<br />

<strong>de</strong>ll’emancipazione <strong>de</strong>lla donna la quale, secondo lui, sarebbe avvenuta attraverso l’uso di tutte le<br />

innovazioni tecnologiche che potevano risparmiare tempo e fatica nei lavori domestici, quali l’uso<br />

<strong>de</strong>lle lavastoviglie, lucidascarpe, ecc. e non con l’introduzione <strong>de</strong>i falansteri o familisteri proposti<br />

da FOURIER. KROPOTKIN riteneva che i falansteri non pren<strong>de</strong>vano in consi<strong>de</strong>razione le vere<br />

necessità e aspirazioni <strong>de</strong>gli individui quali le necessità individuali per i momenti di riposo e di<br />

intimità, paragonandoli a grandi alberghi dove era bello passare alcuni periodi ma non tutta la vita.<br />

Anche l’argomento <strong>de</strong>ll’economia di risorse, spesso usata a favore <strong>de</strong>i falansteri, veniva criticato<br />

dall’anarchico che consi<strong>de</strong>rava che la vera economia si raggiungeva con uomini felici e soddisfatti<br />

e non con il risparmio di qualche chilo di patate.<br />

L’undicesimo capitolo, Il libero accordo, è la risposta di KROPOTKIN alle obiezioni<br />

che spesso venivano fatte agli anarchici relative all’impossibilità di funzionamento <strong>de</strong>lla società<br />

senza lo Stato. L’anarchico difen<strong>de</strong> l’i<strong>de</strong>a che non sempre lo Stato era il responsabile per il<br />

funzionamento <strong>de</strong>lla società e che anche all’interno <strong>de</strong>lla società capitalista le imprese erano in<br />

grado di organizzarsi da sole, sempre che fosse nel loro interesse, e senza l’intermediazione <strong>de</strong>llo<br />

453 KROPOTKIN ripren<strong>de</strong> qui la tesi trattata nel quinto capitolo sulla necessità di riorganizzare la<br />

produzione per far sì che essa passasse a produrre più generi necessari e meno superflui.<br />

454 Vale la pena di ricordare che all’epoca i lavoratori avevano una giornata lavorativa di dieci o dodici ore.<br />

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